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domenica 24 giugno 2012

Crisi Siria-Turchia. Ecco perché l'Italia dichiarerà guerra a Damasco (a meno che...)

Una delle vignette del bravissimo Alfio Krancic, pubblicata qualche tempo fa su il Giornale.
Riassumeva, e riassume in pieno le contraddizioni della vicenda siriana

DAMASCO - Venti di guerra spirano dal Medio Oriente e c'è da scommetterci che entro l'inverno l'Italia si troverà in guerra con la Siria e, probabilmente, con l'Iran. La complessa situazione interna alla Siria, dove il Presidente Bashir al Assad non ha finora rischiato di fare la fine di Gheddafi, Ben Alì e Mubarak, è precipitata (è proprio il caso di dirlo) come l'aereo F-4 turco che è stato abbattuto dalla contraerea siriana. I fatti sono molto chiari. L'aereo turco in questione sorvolava il Mediterraneo orientale, nello spazio aereo e navale siriano. Dopo i consueti avvertimenti l'antiaerea siriana ha aperto il fuoco e abbattuto il mezzo. A conferma della tesi di Damasco il fatto che tutti i pezzi dell'aereo sono stati ritrovati lungo la costa siriana e non in mare aperto, in acque internazionali. Il risultato di questo errore di rotta turco? La martirizzazione di Ankara e, l'ormai probabile guerra alla Siria. Il Governo turco, guidato dall'inossidabile Erdogan, non ha perso tempo e ha subito fatto appello alla Nato, chiedendo assistenza immediata dopo "l'aggressione" subita dalla Siria ai sensi dell'articolo 4 dell'Alleanza.  Sembra di rivedere la storia del lupo e dell'agnello anche se la realtà, come spesso accade, ha superato la fantasia e rischia di diventare una vera e propria tragedia visto che il Governo inglese ha subito fatto sapere di considerare inaccettabile l'azione siriana ai danni della Turchia, ignorando volutamente i dati della realtà e falsificando la realtà. I mezzi di informazione ufficiali sposano la tesi dell'ormai prossima alleanza anti - siriana ma, è talmente evidente la storpiatura che perfino il Corriere della Sera è stato costretto sul suo sito a riconoscere che i resti dell'aereo sono stati trovati in acque siriane. Resta da domandarsi, a questo punto, cui prodest, a chi gioverebbe una guerra alla Siria. La risposta non è difficile. Una guerra dell'occidente alla Siria coinvolgerà sicuramente il regime dell'Ayatollah che ha solo Assad come alleato sicuro. Una guerra a Siria e Iran, avrebbe effetti disastrosi ma non potrebbe che concludersi con una sconfitta per i due Stati mediorientali. A quel punto la Turchia, che ha giocato la parte dell'utile idiota, potrebbe giovarsi direttamente dell'eliminazione dei suoi vicini più pericolosi per attuare quel piano di rinascita neo - ottomana teorizzata dal ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu e sposata da Erdogan che punta alla costruzione di una nuova Turchia strategica e fondamentale snodo energetico tra Asia ed Europa e capace di dominare i piccoli vicini mediorientali con la sua forza economica piuttosto che con l'occupazione militare. Erdogan è il nuovo punto di riferimento per il mondo arabo soprattutto dopo la rinascita dell'islamismo in Turchia e dopo le dure prese di posizione contro Israele. Le potenze occidentali, con la caduta della Siria e dell'Iran potrebbero finalmente avere accesso a quelle risorse petrolifere strategiche ma congelate dall'embargo e dall'oltranzista politica di Teheran, sottraendole automaticamente ad ogni tentativo di penetrazione della Russia e della Cina. Resta da vedere come l'Europa scenderà in campo. Già ai tempi della guerra contro Gheddafi la Germania della Merkel ha scelto di seguire la strada mitteleuropea abdicando ad ogni ruolo nel Mediterraneo a favore di Francia e Inghilterra e, c'è da scommetterlo, saprà fare altrettanto con la Siria pur assicurandosi una cospicua parte delle commesse di ricostruzione e di sfruttamento del petrolio iraniano. La Francia di Hollande non potrà tirarsi indietro. La Siria è, tradizionalmente, un paese a forte contaminazione francese. La Gran Bretagna, la prima a reagire in modo forte contro Assad dopo l'abbattimento dell'aereo turco, è già pronta a scendere in guerra. L'Italia di Monti e Napolitano? Farà peggio di quella di Prodi e Berlusconi (che sono intervenuti in Iraq, Libia e Libano come componenti di missioni "di pace" dell'Onu o della Nato). Dichiarerà guerra e manderà al massacro qualche migliaio di soldati (la maggior parte dei quali meridionali). Vantaggi? Nessuno per gli italiani. Molti per i signori tecnici che, proprio in quanto tecnici e professoroni, hanno studiato bene la lezione. L'articolo 60 della Costituzione italiana (modificato dall'articolo 3 della legge costituzionale n.2/1963) parla chiaro: "La Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni. La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra". Conviene ai partiti prolungare forzatamente la legislatura? Considerata la bassa stima del popolo verso i politici e il rischio rappresentato da Grillo siamo certi che partiti, banche e centri di potere vario saranno ben lieti di poter sfruttare anche una guerra per restare ancorati al potere. Solo in due modi si scampa a questo scenario. O l'Iran si tira fuori dall'asse con Damasco e ritarda il suo coinvolgimento, oppure l'opinione pubblica italiana riesce a far sentire la propria voce in modo chiaro. Considerando che ci si scalda tanto per Italia - Inghilterra c'è poco da sperare e molto da temere.

FAUSTO DI LORENZO

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