Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

mercoledì 30 maggio 2012

L'EDITORIALE/ Lasciate il carro armato al bimbo Napolenin

Il bimbo gioca felice col suo carro

ROMA – Non siate crudeli. Togliere a Napolenin la sua paratella militare è come togliere ad un bambino il suo giocattolo preferito. A questo siamo ridotti, a invocare pietà per il compagno Napolenin che, fin dai tempi dell’Ungheria ai carri armati proprio non sa rinunciare. Dopo il doppio terremoto che nel giro di dieci giorni ha sconquassato l’Emilia Romagna da numerosi cittadini più (come Nichi Vendola) e meno illustri, sono cominciati ad arrivare alcuni consigli non richiesti alle istituzioni. Due su tutti quelli più sensati. Il primo riguarda la tranche di rimborsi elettorali che i partiti incasseranno a luglio. Si tratta di 100 milioni di euro che potrebbero essere dirottati a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. Mica robetta da ridere. La seconda interessa l’ormai imminente marcetta nazional - popolare prevista nella capitale il 2 giugno, giorno in cui si commemora la fondazione di una sgangherata repubblica a cui possiamo attribuire l’unico incontestabile merito di aver posto fine al dominio della ridicola dinastia Carignano. Annullare la parata conviene. Stiamo parlando di “soli” 2-3 milioni di euro che, di questi tempi fanno comodo. La domanda popolare arrivata dal web, che è sempre più mezzo di creazione e veicolo di opinione e consenso (elemento non trascurabile), è rimasta inascoltata, come prevedibile, proprio dalle istituzioni di questa sgangherata repubblica delle banane. I partiti non si sono fatti minimamente sfiorare l’idea di rinunciare al malloppo e il Grande Capo, Giorgio Napolitano per gli amici Napolenin, non è intenzionato a rinunciare alla sfilata in grande stile lungo via dell’Impero. La scenografia è già pronta. I Vigili del Fuoco srotoleranno il maxi rotolone regina tricolorato sul Colosseo per esser ammirato e adorato da tutto il popolo festante. A quel punto, al suono dell’inno di Mameli, partirà la marcia di uomini e carri che, lungo via dell’Impero, sfileranno sotto gli occhi di Napolitano, del Governo e dei diplomatici di tutto il mondo che poi saranno ospiti del Quirinale per il pranzo. Tutto pagato dai contribuenti. Tutto finirà con l’uscita di scena del gran capo sulla sua Lancia Flaminia (modello unico al mondo) scortato dal ministro della Difesa e dagli inutili, retorici e ridondanti corazzieri tirati a lucido. Fanti, cavalli, carri, artiglieria e poi tutti col naso all’insù per il passaggio delle frecce tricolori. Come vivere senza le frecce tricolori? E mentre Roma applaude gli emiliani dormono all’aperto e convivono con la paura così come, da anni, il Sud muore tra l’inedia e l’inerzia della politica politicante sempre più compromessa e corrotta. Napolenin non voleva dimostrarsi insensibile. Saranno celebrazioni sotto tono. Scusi, signor Presidente, che significa sottotono? Non si sa ancora. Attendiamo per scoprirlo e nel frattempo invitiamo alla comprensione. Lasciate a Napolenin il suo giocattolo, che sia felice almeno lui. Il resto del paese resti tra le macerie materiali e, soprattutto, morali a cui è condannato.

ROBERTO DELLA ROCCA

P.S. 
Finalmente è arrivato un chiarimento su cosa si intende per "sottotono". Ci saranno solo i fanti. I cavalli, i carri e gli aerei resteranno nelle stalle, nei depositi e negli hangar. Confermato invece il maxi ricevimento nei Giardini del Quirinale per 2000 persone che si svolgerà nel pomeriggio. Viva l'Ita(g)lia!

martedì 22 maggio 2012

Garibaldi e la Tim, viva la creatività napoletana

NAPOLI - La Tim non ha ritirato lo spot delle polemiche. Napoli e il Sud hanno risposto con diverse parodie che minano la credibilità dell'eroe dei due mondi. Questi alcuni esempi di come la creatività serve a fare "giustizia".

ARRENDETEVI. PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!

GARIBALDI, L'EROE DEI DUE MONTI

"TUO FIGLIO HA PRESO SOLDI DALLA MASSONERIA INGLESE? NOOOOO?"

UN MESSAGGIO DA NAPOLI PER GARIBALDI

lunedì 21 maggio 2012

SUD AL VOTO/ Tutti i sindaci del Sud eletti al ballottaggio




PALERMO - Il risultato di Orlando è certamente straordinario per quanto annunciato dal primo turno. Di seguito riportiamo tutti i Sindaci eletti nei ballottaggi delle Regioni del Sud. Trani e Isernia hanno fatto soffrire visto che all'inizio dello spoglio i candidati, rispettivamente, di centrosinistra e centrodestra (Operamolla e Iorio) erano in vantaggio salvo poi veder capovolgere completamente la situazione. Situazione anomala ad Agrigento, città del Segretario del Pdl Angelino Alfano che vede il suo candidato sconfitto dal candidato Sindaco dell'Udc. La sfida di Taranto vede sconfitta la destra di Cito a favore della sinistra di Ippazio Stéfano, sindaco uscente. Riconferma anche per il Sindaco del Terremoto, Massimo Cialente, che sarà per i prossimi cinque anni Sindaco de L'Aquila. Numerose le alleanze inusuali come quella che vince a Palagiano formata da terzo polo e centrosinistra più Udeur, o ancora quella composta da centrosinistra e Fli che trionfa a Gioia del Colle. Non è da sottovalutare, a Sud, il contributo delle liste civiche che, seppure meno incisivo, in diversi casi e determinante. Di seguito tutti i sindaci eletti ai ballottaggi.

ISERNIA - Ugo De Vivo (centrosinistra) - 57,37%

TRANI - Luigi Nicola Riserbato (centrodestra) - 50,79%

CANOSA DI PUGLIA - Ernesto La Salvia (centrosinistra) - 50,78%

FASANO - Pasquale Di Bari (centrodestra) - 55,11%

TORREMAGGIORE - Costanzo Di Iorio (centrosinistra+Udc) - 55,75%

RIGNANO GARGANICO - Vito Di Carlo (civica) - 56,56%

CASTELLANA GROTTE - Francesco Tricase (centrodestra) - 56,71%

GIOIA DEL COLLE - Sergio Povia (centrosinistra+Fli) - 61,34%

GIOVINAZZO - Tommaso De Palma (Idv) - 62,31%

GRAVINA DI PUGLIA - Alessio Valente (centrosinistra+Udc+Fli) - 56,07%

SANTERAMO IN COLLE - Michele D’Ambrosio (centrosinistra+Udc) - 52,99%

TERLIZZI - Nicola Gemmato detto Nini (centrodestra) - 62,13%

TARANTO - Ippazio Stéfano (centrosinistra) - 69,67%

BITONTO - Michele Abbaticchio (centrosinistra) - 65,4%

GALLIPOLI - Francesco Errico (Pd+Udc) - 66,79%

CASARANO - Giovanni Stefano detto Gianni (centrodestra) - 66,03%

GALATINA - Cosimo Montagna (centrosinistra) - 55,02%

GALATONE - Livio Nisi (centrodestra) - 51,91%

TRICASE - Antonio Giuseppe Coppola (centrosinistra) - 50,71%

CASTELLANETA - Giovanni Gugliotti (centrodestra) - 57,42%

MARTINA FRANCA- Francesco Ancona (centrosinistra) - 68,55%

PALAGIANO - Antonio Tarasco (centrosinistra+Terzo Polo+Udeur) - 61,61%

SAVA - Dario Iaia (Fli+civica) - 70,25%

AGRIGENTO - Marco Zambuto (Udc) - 74.71%

NISCEMI - Francesco La Rosa (civiche di centrodestra) - 51.09%

SAN CATALDO - Francesco Raimondi (centrosinistra) - 55.21%

ACICATENA - Maria Catena Maesanio Ascenzio (civica) - 57.15%

CALTAGIRONE - Nicolò Bonanno (civica) - 69.03%

PALAGONIA - Salvatore Valerio Marletta (civica) - 73.43%

PATERNO’ - Mauro Mangano (centrosinistra) - 55.94%CS

TREMESTIERI ETNEO - Concetta Rapisarda (civica) - 50.61%

POZZALLO - Luigi Ammatuna (Sel) - 56.74%

SCICLI - Francesco Susino (Terzo Polo) - 55.93%

AVOLA - Giovanni Cannata (Grande Sud) - 52.55%

FLORIDIA - Orazio Scalorino (Pd) - 64.76%

ALCAMO - Sebastiano Bonventre (centrosinistra) - 50.08%

CASTELVETRANO - Felice Junior Errante (Terzo Polo+Pd) - 52.19%

MARSALA - Maria Giulia Adamo (centrosinistra+Udc) - 65.86%

BARCELLONA POZZO DI GOTTO - Maria Teresa Collica (centrosinistra) - 61.28%

PALERMO - Leoluca Orlando (Idv) - 72.43%

TRAPANI -Vito Damiano (Pdl) - 53.56%

ACERRA - Raffaele Lettieri (centrosinistra+Udc+Fli) - 51,93%

CARDITO - Giuseppe Cirillo (centrosinistra+Fli) - 58,8%

SAN GIORGIO A CREMANO - Domenico Giorgiano (centrosinistra+Fli) - 55,69%

VOLLA - Angelo Guadagno (centrosinistra) - 62,48%

NOCERA INFERIORE - Manlio Torquato (centrodestra) - 63,21%

PALMI - Giovanni Barone (centrodestra) - 64,26%

PLACANICA - Rocco Mario Clemeno (civica) - 53,6%

CASSANO ALL’IONIO - Giovanni Papasso (centrosinistra) - 52,76%

CASTROVILLARI - Domenico Lo Polito (centrosinistra+Udc) - 56,79%

PAOLA - Basilio Ferrari (centrodestra) - 56,04%

POLICORO - Luigi Leone Rocco (centrodestra) - 52,39%

SASSO DI CASTALDA -Rocco Perrone (civica) - 100%

ORTONA - Vincenzo D’Ottavio (centrosinistra+Udc) - 74,53%

SAN SALVO - Tiziana Magnacca (centrodestra) - 58,62%

AVEZZANO - Giovanni Di Pangrazio (Udc+centrosinistra) - 56,52%

L’AQUILA - Massimo Cialente (centrosinistra) - 59,19%

MONTESILVANO - Attilio Di Mattia (centrosinistra) - 53,81%

GAETA - Cosimo Mitrano (centrodestra) - 64,13%

MINTURNO - Paolo Graziano (civica) - 53,55%

Dall'Emilia a Brindisi, dalle elezioni alla Coppa Italia, la Repubblica delle banane domina incontrastata


NAPOLI – Questa è la Repubblica delle Banane. Archiviate le elezioni ne abbiamo preso contezza. Abbiamo archiviato anche la drammatica pagina che si è scritta a Brindisi con il funerale della giovanissima Melissa. E archivieremo anche quella relativa al terremoto dell’Emilia. Su tutto ha regnato la repubblica delle Banane che nel fine settimana ha dato il peggio di sé. Sabato mattina, non si sa ancora come, quando e perché, qualcuno ha fatto saltare un ordigno rudimentale ma efficace davanti alla scuola Falcone – Morvillo di Brindisi. E’ rimasta a terra una ragazza, studentessa di 16 anni, e altre sei compagne di scuola sono state ferite. Subito è scoppiato il finimondo. Per forza si voleva far passare l’accaduto come un atto di mafia, un gesto della criminalità organizzata. Per unire il paese, per dare l’impressione a 60 milioni di anime, di essere uniti nel dolore attorno al tricolore. Questo l’unico obiettivo della manovra propagandistica naufragata di fronte alle prime evidenze e ai primi ragionamenti. Perché mai la Sacra Corona Unita avrebbe dovuto uccidere delle studentesse? E poi la Sacra Corona Unita ha nel suo modo d’agire il metodo stragista? E per le stragi utilizza le bombole di gas o il tritolo? E l’ultima, e più interessante tra le domande, ha la forza la Sacra Corona Unita di orchestrare un colpo del genere? Inutile dare le risposte. Le avrete intuite vista la piega che hanno preso gli eventi. Il neoeletto Sindaco Consales subito ha respinto la tesi mafiosa. Gli investigatori altrettanto. Solo i Ministri della Giustizia e degli Interni, spalleggiate entrambe dalle dichiarazioni super partes del Presidente Napolitano (che subito ha lanciato l’allarme sul ritorno alla violenza e al terrorismo), hanno parlato ancora fino al pomeriggio di sabato di attacco della mafia. Addirittura qualcuno ha avanzato la fantasiosa ipotesi dell’attentato islamico. Per una cosa del genere il Governo Aznar in Spagna ha fatto una brutta fine. In Italia, paese non abituato a pensare, probabilmente aumenterà il consenso del Governo. Mentre si temeva per la vita di giovani studentesse cominciava la guerra delle carte bollate. La Dda di Brindisi e quella di Lecce si contendevano le indagini. Tocca a noi. No, le carte restano qui. Nel frattempo da Trento a Lampedusa si pregava per la vittima e per la salvezza delle sue compagne. Domenica mattina un terremoto ha scosso l’Emilia e alle 8.00 si sono aperte le urne per i ballottaggi, come previsto. La repubblica delle bananas non va mai in vacanza. Il terremoto ha mostrato al Paese i danni arrecati da questo Governo con l’ultima riforma della Protezione Civile e dell’assistenza in caso di emergenza nazionale. Le vittime di questo terremoto non riceveranno fondi dallo Stato. I mezzi usati per l’emergenza sono pochi. Perfino le tende non erano sufficienti a mettere al coperto gli sfollati che hanno trovato riparo nelle auto e in una tensostruttura sportiva di recente costruzione. Si è persa buona parte del patrimonio architettonico e artistico della zona e, dopo due giorni, il Governo deve ancora decretare lo Stato d’emergenza. Nel frattempo, a fronte di milioni di euro di danni subiti da imprese agricole e manifatturiere e dai privati, la Regione potrà immediatamente mettere la tassa sull’emergenza e aumentare il prezzo della benzina di cinque centesimi. Bananas Italia, anno 2012. Domenica sera si è giocata la finale di Coppa Italia. Sfida tra Juventus e Napoli meritatamente stravinta dal Napoli che ha rifilato due “polpette” alla squadra torinese che fa battere i cuori anche di molti tifosi nostrani, rimasti delusi. Prima della partita l’idea della Federazione è stata quella di “copiare” il sistema americano di far cantare l’inno di Mameli senza musica. La malcapitata Arisa, cantante Lucana nata Rosalba Pippa, con l’aria sbarazzina si è avviata verso la coppa ma prima ancora di cantare è stata sommersa da una marea di fischi, quelli della curva nord, tutta occupata da 30mila napoletani che, stanchi della retorica patriottarda hanno espresso il loro dissenso. Scandalo. La repubblica delle Bananas non tollera il dissenso. Schifani, presente alla manifestazione sportiva si è detto sconcertato e sconvolto dall’offesa. Rosalba Pippa il giorno seguente si è detta offesa per i fischi all’inno e ha dichiarato di essere orgogliosa di essere italiana. Lunedì pomeriggio nei programmi televisivi chiamati a commentare il voto i politici, Alemanno in testa, hanno posto come problema iniziale quello dei fischi all’inno di Mameli. Sparisce Brindisi, sparisce l’Emilia, spariscono i risultati elettorali, sparisce tutto nella repubblica delle Banane. Un paese che dice e non dice. Ad esempio, tanto per tornare a Brindisi, come mai nessuno si è posto il problema di come fa uno squilibrato a portare davanti ad una scuola di una città come Brindisi, tre bombole di gas e a farle esplodere in tutta tranquillità salvo poi essere ripreso da una misteriosa telecamera che lo mostra in pieno volto mentre aziona la bomba e scappa via. Senza contare la pubblicazione delle immagini del video prima dell’arresto, fatto che ha rischiato di rendere difficile la cattura del primo sospettato finito in Questura a dover fornire un alibi convincente per la mattinata di sabato. Lo stesso Procuratore Grasso ha fatto sapere che è stato un errore diffondere quei fotogrammi perché hanno fatto perdere il vantaggio della sorpresa alle forze dell’ordine. A finire nel mirino è un tale Claudio Strada che viene portato in Questura assieme al fratello Michele. Fuori dal palazzo si raduna la folla furiosa. Dalle 18 alle 22 si rincorrono le situazioni e le notizie. Poi intorno alle 22.30 si scopre che ci sono dei dubbi su Strada e che forse non è lui l'attentatore ripreso dalle telecamere. La verità si saprà, forse nei prossimi giorni. Ma questo è normale nella Repubblica delle Banane, un Paese dove la verità è un optional trascurabile.

FAUSTO DI LORENZO

E Orlando fu. Ai posteri l'ardua sentenza

Orlando sarà un Re travicello o confermerà la fama di buon amministratore?

PALERMO – E alla fine Orlando fu. Leoluca Orlando Cascio è il “nuovo” Sindaco di Palermo emblema di un paese, l’Italia, che non ha la forza (e forse non ha la voglia) di cambiare. Un paese in eterna contraddizione e lotta intestina. Orlando non vince perché è il migliore, ma vince di rendita. C’è poco da dire. Sarebbe bastato fare un giro nei quartieri della seconda capitale del Sud nei giorni precedenti il primo turno o fare una serie di telefonate mirate ai palermitani amici. La maggior parte di questi, affamati di lavoro, hanno ricordato lucidamente i bei tempi dell’Orlando Dc e poi della Rete, di un Sindaco che, sull'onda dei ruggenti anni Ottanta e poi sulla scia della ripresa economica degli anni Novanta, ha assunto a più non posso diventando precursore e correo di un certo modo di fare politica clientelare che ha causato buona parte degli odierni disastri di Palermo. Una capitale con un numero di spazzini pari al doppio di quella di Torino, cittadina di provincia in piena regola che con i suoi “pochi” uomini riesce a raccogliere il doppio dei rifiuti quotidiani. Orlando è questo. È un vecchio vincente. Vince oggi perché è stato vincente anni fa. All’epoca vinse perché assunse. Assunse perché promise. L’Orlando dell’Italia dei Valori non potrà essere l’Orlando della Rete e della Dc. Non ci sono le condizioni. Nel 1994 non c’era l’Unione Europea con i suoi dogmi fiscali e monetari. Non c’era lo strapotere della Finanza e delle Banche. Non c’era la crisi del capitalismo e un debito pubblico diventato insolvibile. Orlando, oggi, è riuscito a riportare una schiacciante vittoria. Vittoria di un certo sistema di potere che pone le sue radici nell’ambiguità tipica di certa area democristiana. Laico (ai limiti del giacobinismo radicale) ma alla ricerca di un comodo ancoraggio clericale. Giustizialista spietato e garantista di comodo. Legalitario a tutti i costi e grande accusatore della magistratura palermitana degli eroi (vedi le accuse a Falcone) fatti passare per burocrati di quart’ordine. Orlando è l’outsider del piccolo partito (l’Idv viene dato a livello nazionale al 5,5%) che sconfigge l’establishment dei partiti che, per quanto in crisi, sono ancora forti, soprattutto al Sud dove il nuovo stenta a farsi spazio e si preferiscono vecchie formula collaudate. Non solo Orlando trionfa a Palermo ma impone la sua linea in tutta la Sicilia. Nemmeno si erano chiuse le urne che già il Partito Democratico aveva scaricato il “povero” Fabrizio Ferrandelli. Il segretario cittadino già avanzava ipotesi di sostegno a Orlando Sindaco mentre da Roma la Presidente Rosy Bindi ammoniva il partito: “Il Partito Democratico deve abbandonare Lombardo se non vuole sparire”. Arriva tardi la Bindi visto che Lombardo ha presentato le sue dimissioni subito dopo l’affermazione di Orlando al primo turno mandando a casa la Giunta Regionale e anticipando il voto a Ottobre. Orlando ha spaccato una regione e ha spaccato la politica siciliana. A Palermo il voto è già stato ribattezzato “greco” vista la frammentazione. Il primo partito è l’Italia dei Valori fermo al 10,27%. Segue il Pdl con l’8,33% e il Pd con il 7,76%, numeri che fanno prevedere caos in vista delle elezioni regionali. Orlando si è affermato e la posizione “antipartitica” ha inciso sulla sua rielezione. Resta la questione fondamentale. Orlando si è presentato alla città di Palermo con uno slogan che è tutto un programma: “Orlando il Sindaco lo sa fare”. Questa è la madre di tutte le promesse. Il vincitore saprà governare? Sicuramente saprà governare ma il problema e se sarà in grado di governare bene e i metodi di Orlando non sono la medicina che serve per Palermo. Almeno i metodi che ricordano i palermitani e che gli hanno garantito l’elezione. Non potrà assumere. Ha un buco di bilancio e dieci anni di pessima gestione della città targata centrodestra da far dimenticare. Ci sono i vincoli nazionali, quelli regionali e quelli europei. C’è il crimine organizzato. C’è l’emergenza rifiuti sempre dietro l’angolo e, soprattutto, l’emergenza lavoro e sociale. La bicicletta Orlando l’ha voluta fortissimamente e i palermitani, ben contenti, gli hanno consegnato il mezzo. Ora deve pedalare e la strada è tutta in salita.

PAOLO LUNA

IL DIBATTITO/ Sud e politica. Gli interventi di Tommaso Romano, Agostino Abbaticchio e Enzo Riccio



NAPOLI - Continua il dibattito generato dalla domanda di Danilo De Luca, un nostro lettore, sul meridionalismo e la politica. Dopo l'intervento di Nando Dicè, di Insorgenza Civile, lasciamo spazio a Tommaso Romano, Presidente del Partito Tradizional Popolare, ad Agostino Abbaticchio, leader della Confederazione Duosiciliana a Bitonto, e a Enzo Riccio, Segretario Nazionale del Partito Del Sud.


Tommaso Romano

"Tutti noi dobbiamo cedere qualcosa del nostro particolare e ritrovarci insieme per una vera battaglia politica che è civile spirituale e cultuale, per un soggetto unitario che ci rappresenti e con un minimo comune denominatore. Le sigle passano, le idee no".
TOMMASO ROMANO



Agostino Abbaticchio

"Mi permetto di rispondere al Sig. Danilo De Luca.
Innanzitutto ritengo che il Sig. De Luca non abbia seguito in maniera attenta i vari movimenti e gruppi meridionalisti. Questo posso supporlo in seguito alle Sue osservazioni e al voler considerare tutti i movimenti meridionalisti al pari della Lega Padana o Nord.
Considerando i propositi di Italia Prima, movimento facente parte della Confederazione Duosiciliana, non accettiamo alcuna separazione ma, al contrario, una unione. La nostra istanza è di riunire tutte le regioni appartenenti all'ex Regno delle Due Sicilie in un'unica macroregione. Questo al fine di ottimizzare risorse, veicolare al meglio il patrimonio naturale e storico, ridurre tutti i costi amministrativi. Altri esempi di stati confederati li abbiamo in Svizzera e in USA: e non mi sembra che i suddetti Stati stiano tanto male. Pertanto è utile smentire la prima affermazione relativa alla scissione del Sud.
Secondo punto: i Borbone. Molti gruppi e movimenti che inneggiano al Casato dei Borbone lo fanno per affermare una identità territoriale e storica. Nessuno può resuscitare i Borbone come monarchi. Tra le tante proposte fatte durante i vari incontri di meridionalisti, spesso si fa riferimento ad una monarchia costituzionale rappresentativa. Anche in questo caso varrebbe la pena di farsi una cultura ed uno studio su altri Stati che adottano tali forme di governo. E anche in questo caso mi sembra che non se la passino malaccio. Però, in questo caso, dovremmo "staccarci" dall'Italia! Visto che i neomeridionalisti non vogliono staccarsi, ma consolidare e ottimizzare il rapporto con l'Italia, decade l'ipotesi di una monarchia costituzionale rappresentativa. 
Ritorno alla macroregione: facciamo due conti sulle nostre risorse e, soprattutto, sulla centralità della nostra terra rispetto a tutto il Mediterraneo. Abbiamo la possibilità di essere il fulcro di tutti i Paesi Mediterranei. Basta solo crederci e iniziare a lavorare sul serio, scrollandoci di dosso 151 anni di vessazioni, colonialismo e falsa storia".  
AGOSTINO ABBATICCHIO 


Da sinistra Enzo Riccio, Antonio Ciano 
e Beppe De Santis del Partito del Sud

"Siamo un movimento nato nel dicembre 2007 a Gaeta e quindi da ca. 5 anni combattiamo per costruire un movimento meridionalista, serio, credibile, con un'organizzazione (siamo presenti in 12 regioni su 20)e non solo con le dichiarazioni ad effetto in attesa dello scoop mediatico, e soprattutto con una base programmatica basata su quattro punti fondamentali:
1) riscoperta e diffusione identità meridionale con diffusione verità storica sul cosidetto "risorgimento", rispetto ad altri con i quali condividiamo la stessa visione sulla "malaunità" del 1861 che ha segnato l'origine della "questione meridionale", crediamo che l'azione culturale da sola non basta, ma sia necessaria un'azione politica che sia sinergica con quella culturale;
2) seguendo la lezione di grandi meridionalisti del passato come Dorso e Salvemini, pensiamo ad un nuovo ruolo autonomo del Sud e al federalismo scritto da Sud e non imposto dal Nord come il federalismo "fiscale"( e come fu imposto nel 1861 il rigido, burocratico ed inefficiente centralismo sabaudo), non puntiamo a separatismi che oggi non vediamo ne' convenienti nel breve termine e soprattutto nemmeno praticabili con metodi pacifici e democratici o a ritorni al passato ad antichi confini o antiche monarchie;
3) siamo distanti anni luce sia dal razzismo della Lega Nord che agli ascari alla Micciche' che nel precedente governo di Berlusconi, Tremonti e Bossi hanno fatto da stampella al governo piu' "filo-nordista" della storia dai tempi di Cavour;
4) rispetto della legalità e lotta senza quartiere a tutte le mafie, per evitare che perduri la colonizzazione del Sud con il solito schema poteri forti del nord - colonia del sud in mano alla mafia-'ndrangheta-camorra col supporto della cattiva politica locale. Per questo motivo abbiamo appoggiato ed appoggiamo le migliori e più oneste esperienze di amministrazione al Sud come De Magistris a Napoli che in un anno ha cambiato il volto della nostra capitale, che era sepolta fisicamente e mediaticamente da cumuli di monnezza.

Con chi condivide le nostre idee, con chi non guarda solo al passato ma voglia anche costruire un futuro che coniughi le nostre tradizioni con la modernità e lo scambio con gli altri popoli e non le chiusure razziste e xenofobe in stile Lega Nord, con chi condivide non solo l'analisi storica dei mali del Sud ma anche e soprattutto il modo per uscirne con una rivoluzione meridionale che sia pacifica, gandhiana e democratica, siamo sempre disposti a dialogare".

Per ulteriori info, basta leggere le nostre news, il nostro programma ed il nostro statuto sui nostri siti e blog sia locali che sito e blog nazionale:
ENZO RICCIO

giovedì 17 maggio 2012

Pazza idea di Maroni: la Lega non si presenterà alle politiche?

Renzo e Umberto Bossi, indagati assieme a Riccardo, 
dalla Procura di Milano per truffa ai danni dello Stato

MILANO – Alla fine è stata una resa su tutti i fronti. Umberto Bossi, fondatore e, fino a qualche mese fa, padre padrone della Lega Nord, ha alzato bandiera bianca. Lo ha fatto prima che la scure della Procura di Milano colpisse lui e i figli, accusati di truffa ai danni dello Stato e indagati a seguito dell’uso “disinvolto” dei contributi elettorali della Lega. Bossi ha ritirato l’opzione della sua candidatura alla Segreteria del partito e ha lasciato campo libero a Roberto Maroni. Non poteva fare altrimenti non solo a causa delle indagini ma soprattutto dopo il tracollo della Lega alle elezioni dove l’unico vero successo è stato incassato da Flavio Tosi, uno che sostiene apertamente Maroni fin da tempi non sospetti. Il grande vecchio passa la mano e si “accontenta” della carica onorifica di Presidente del movimento padano (sempre che, a questo punto, i leghisti possano acconsentire ad avere come presidente un indagato!) lasciando a Maroni la guida del partito. Non è una cosa da niente. Da un lato la conferma della supremazia di Maroni l’unico che, attualmente, è in grado di garantire la sopravvivenza della Lega. Dall’altro l’incertezza più completa sul futuro del partito padano. Secondo alcuni Maroni starebbe vagliando la possibilità di non presentarsi nemmeno alle politiche del prossimo anno e di concentrare tutti gli sforzi della “nuova Lega” sulle amministrazioni regionali e locali per ricostruire una nuova forza territoriale. Certo è che la Lega di Maroni punta alla regionalizzazione. Nel corso di un primo briefing organizzativo Maroni ha confermato l’intenzione di avere tre vicesegretari in rappresentanza delle tre regioni del Nord in cui la Lega è più radicata (Lombardia, Piemonte e Veneto) e Veneto dovrà essere il vicario (in prima linea c’è Zaia ma anche Tosi può aspirare al ruolo) per bilanciare le origini lombarde dell’ex Ministro degli Interni. L’eventuale scelta di Maroni di non partecipare alle politiche potrebbe essere giustificata da motivi prettamente economici e di opportunità politica. L’incertezza politica in questo momento la fa da padrone e c’è da giurare che l’anno prossimo il primo partito del paese sarà quello dell’astensione. La Lega ha rinunciato alla terza tranche dei rimborsi e, per meglio purgarsi l’animo dopo gli scandali recenti, dovrebbe rinunciare anche a quelli futuri. Considerando che difficilmente la Lega siederà al tavolo del prossimo governo (che probabilmente sarà di coalizione ma politico) perché spendere per la campagna elettorale delle politiche quando potrebbe ricavare molto di più da uno sforzo locale in attesa della sistemazione del quadro politico? Questo potrebbe essere l’interrogativo che frulla nella testa di Maroni. Il tempo c’è. Basterà attendere e si scopriranno le carte di Maroni e i risultati delle inchieste milanesi.

FAUSTO DI LORENZO

IL DIBATTITO/ Politica e meridionalismo. L'intervento di Nando Dicè

Nando Dicè, Presidente di Insorgenza Civile

NAPOLI - Danilo De Luca, un nostro lettore, sulla pagina facebook de “il Giornale del Sud” aveva espresso una sua opinione e posto una domanda che ci siamo sentiti in dovere di rilanciare e rivolgere ai responsabili politici del meridionalismo. Il suo commento è stato il seguente: “Io sono una persona mediamente istruita che adopera i più diversi strumenti per informarsi e che quando vota non chiede favori in cambio. La domanda che vi faccio è: perché io dovrei votare un partito meridionalista? Sulla base di quale programma? Il Nord, che ha avuto la Lega Nord per 20 anni, gronda di sangue versato da imprenditori e lavoratori suicidi. Voi proponete la brutta copia dello stesso programma con vent'anni di ritardo? Perché dovrei votare un partito che mi parla di dividere l'Italia, quando trascorro le vacanze in Europa, oppure di Borbone quando vi è la Repubblica?”.
Il primo a cogliere il punto, riassumendolo in tre precise questioni, è stato Nando Dicè, Presidente di Insorgenza Civile movimento politico che ha la sua sede operativa a Napoli e che da poco ha partecipato all'esperimento politico della Confederazione Duosiciliana. Pubblichiamo di seguito la sua risposta e rilanciamo l'invito al dibattito.

‎1) Perché io dovrei votare un partito meridionalista?
Il mondo si è evoluto in in continuo contrasto fra due visioni del mondo in costante evoluzioni col mondo stesso. In un epoca dominata da una economia autoritaria che mira allo sdradicamento delle popolazione per sfruttare tutto, tutti e dappertutto , scegliere di essere dall'altra parte, in difesa di una propria identità culturale e quindi anche economica e sociale è una scelta ideale e di visione del mondo prima che politica.
é evidente che tale teoria deve essere suffragata dai fatti è il primo fatto e poter scegliere uomini e programmi che incarnano il Sud come visione del mondo, liberi dai partitocratici al soldo dei poteri economici che oggi dominano il mondo. A questo punto quindi bisogna chiarire un equivoco, il meridionalismo , nasce come "agibilità politica" di chi avendo perso una guerra continuò a dire la verità con il beneplacito "comprensivo" degli invasori ed è per questa anomalia storica che i "meridionalisti" di oggi si possono definire tali anche se servono i poteri forti ed i partiti nemici del sud. é evidente che chi sceglie una strada diversa è un meridionalista insorgente e non altro.

2) Sulla base di quale programma?
Ridurre "la politica" alla semplice esecuzione di un programma è una mentalità moderna nata e cresciuta in ambienti economici che vogliono la politica asservita all'economia e i popoli asserviti ai programmi politici. la politica è un arte e come tutte le opere d'arte non può essere spiegata prima. Negli ultimi 151 anni nessun programma politico è stato realizzato così come proposto e lo ripeto, nessuno. I programmi sono intenti di uomini, si ritorni alla normalità, si valutino gli uomini, prima che i programmi. Dalle scelte degli uomini, si può capire le reali capacità realizzative del programma. Tutti hanno programmi splendidi... ma le idee camminano sulle gambe degli uomini. 

3) La Lega e la secessione? 
Per noi Insorgenti sono il nemico meno pericoloso, in quanto nemico manifesto ed evidente. La Lega nasce anti sistemica ma si consolida al servizio di un progetto economico funzionale al modello risorgimentale e quindi non poteva sovvertire lo stato delle cose, se non aggravando lo spread fra nord e sud. Più pericolosi sono i partiti nazionali, che dietro la facciata di perbenismo, nascondono il pugnale del bandito bancario. La secessione , l'unità, gli stati uniti d'Europa o la balcanizzazione del mondo, sono solo parole... nei fatti noi dobbiamo fermare quello che nella pratica ci rende "meridionali", cioè la Questione meridionale. Chi vuole determinare la fine della questione meridionale, non può che insorgere o confederarsi, il resto è solo ascarismo partitocratico, al soldo dei soliti ignobili della politica italiota.

N.B. 
Non siamo un partito, ma un movimento, le elezioni sono solo un aspetto del movimento non esaustivo di un qualcosa in costante evoluzione che cerca UOMINI LIBERI, E NON SOLO ELETTORI.

NANDO DICE'

domenica 13 maggio 2012

Il Giornale del Sud "chiama" la Tim: "Nessuna revoca dello spot"




ROMA – La Tim non fa retromarcia. Noi del Giornale del Sud, dopo le ultime polemiche scatenate dalla pubblicità della Tim che ritrae Giuseppe Garibaldi irridere l’esercito del Regno delle Due Sicilie, abbiamo chiamato direttamente l’ufficio stampa di Telecom Italia per sapere come la compagnia di telefonia ha preso le ultime polemiche. Il ciclo di pubblicità sulla storia d’Italia non è passato inosservato. Soprattutto quello che ha come protagonista “l’eroe dei due mondi” Giuseppe Garibaldi che, dopo aver “cazziato la madre per aver sbagliato lavaggio (non come fa Roberspierre), si prende soddisfazioni militari a tutto spiano spingendo alla resa i soldati napoletani e convincendoli con le ultime straordinarie offerte della telefonia mobile. Già il termine “un par de Sicilie” utilizzato in un precedente spot nel senso di “un par de palle” aveva provocato l’intervento di Costanza Castello, coordinatrice nazionale dei club Grande Sud, formazione politica che unisce Io Sud e Forza del Sud (Poli Bortone e Miccichè). “Quando l’ironia trascende nel cattivo gusto e nell’ingiuria gratuita nei confronti di un popolo vuol dire essere proprio alla frutta. E la frutta marcia sarebbe opportuno non acquistarla più. La compagnia telefonica Tim nel suo ultimo spot, la camicia bianca di Garibaldi, offende il Meridione. Sentire Garibaldi definire la propria camicia perfetta, un par de Sicilie è deprimente. Usare il Regno delle Due Sicilie come sinonimo di palle denota un appiattimento linguistico e culturale su certi luoghi comuni padani a dir poco ineleganti e irrispettosi. Invitiamo la Tim a scusarsi e modificare lo spot. L’alternativa non può che essere il boicottaggio dei loro prodotti” sosteneva la nota di Grande Sud. Le scuse non sono arrivate. In loro assenza è partito un nuovo spot, quello della resa a tariffa incondizionata che ha contribuito a riscaldare gli animi e a infiammare le polemiche del mondo meridionalista e borbonico. Immediatamente è stato messa in atto la formula già sperimentata del boicottaggio. Sulle reti informative private e sui social network sono apparsi gli appelli ai fedelissimi a boicottare la tim e a passare con gli altri operatori telefonici per far capire all’azienda che la storia del Sud non si tocca. La nostra telefonata all’azienda ha fatto luce sul fatto che la Tim, almeno per ora, non è intenzionata a cambiare strategia. “Il progetto degli spot con la storia d’Italia è stato pensato diversi mesi fa ed è stato preparato da una nota agenzia pubblicitaria che ha avuto la migliore idea sulle altre concorrenti – ci hanno fatto sapere dall’Ufficio Stampa – sono stati programmati diversi episodi con protagonista Garibaldi e per il momento l’azienda non ritiene di dover cambiare la propria strategia pubblicitaria. L’intento era ovviamente di confezionare uno spot ironico e se c’è stata indelicatezza non è stata certamente voluta. Abbiamo preso nota delle proteste che – ci confermano – non sono tali da giustificare una modifica del concept della campagna. Gli effetti di boicottaggio sono marginali e sulla stampa è comparso un solo articolo del Corriere del Mezzogiorno. Garantiamo a tutti che non c’è insensibilità dell’azienda su questi temi”. Insomma, per farla breve, il boicottaggio ha avuto effetti marginali e l’azienda non ha preso nessuna decisione sull’argomento perché la protesta è stata di basso profilo e di scarsa incidenza. Fino a qui la posizione dell’azienda. Cosa aspettarci di nuovo? Altri spot con Marcorè – Garibaldi, con la speranza di maggiore delicatezza su un tema così caro ai Napoletani. 

MAFALDA CROCITTI

La domanda di un lettore ai partiti meridionalisti. Attendiamo risposte.



NAPOLI – Danilo De Luca, un nostro lettore, sulla pagina facebook de “il Giornale del Sud” a commento dell’ultimo editoriale del direttore sulle elezioni e le preferenze ha postato un interessante commento che riportiamo integralmente: “Io sono una persona mediamente istruita (non dico "altamente istruita" per non vantarmi), che adopera i più diversi strumenti per informarsi e che quando vota non chiede favori in cambio. La domanda che vi faccio è: perché io dovrei votare un partito meridionalista? Sulla base di quale programma? Il Nord, che ha avuto la Lega Nord per 20 anni, gronda di sangue versato da imprenditori e lavoratori suicidi. Voi proponete la brutta copia dello stesso programma con vent'anni di ritardo? Perché dovrei votare un partito che mi parla di dividere l'Italia, quando trascorro le vacanze in Europa, oppure di Borbone quando vi è la Repubblica?”

La domanda è non solo pertinente ma anche interessante e ci auguriamo possa diventare spunto di riflessione. Innanzitutto la giriamo, in attesa di una risposta ai principali esponenti del meridionalismo impegnato in politica primi tra tutti Nando Dicè (Insorgenza Civile), Francesco Laricchia (Rete Sud) consigliere comunale di Casamassima, Michele Ladisa (Italia Prima), Fiore Marro (Comitati Due Sicilie), Agostino Abbaticchio (Confederazione Duosiciliana) candidato Sindaco a Bitonto alle ultime amministrative, Antonio Ciano (Partito del Sud) assessore uscente al comune di Gaeta, Enzo Riccio (Partito del Sud), Antonio Dell’Omo (Italia Prima) e Francesco Tassone (Movimento Meridionale). A loro chiediamo una risposta a questo giovane meridionale.

red. pol.

Maradona eroe antitasse: "Ingiuste le accuse ai miei danni. Sono con le vittime di Equitalia"


NAPOLI – Il Pibe de Oro, Diego Armando Maradona approfitta delle ultime vicissitudini esattoriali italiane per rilanciare la sua battaglia personale contro il fisco. “Nessuno più di me può sapere quello che si prova – ha fatto sapere tramite Angelo Pisani, avvocato rappresentante del grande calciatore in Italia impegnato nella causa che l’eroe di Napoli intrattiene con l’Agenzia delle Entrate – sono 25 anni che mi perseguitano”. La vertenza in questione vale 40 milioni di euro, non proprio bruscolini, che però impediscono a Maradona, il più amato dai Napoletani, di fare ritorno in Italia dove potrebbero prospettarsi enormi novità anche lavorative per l’ex ct della nazionale argentina. Adesso, dopo 25 anni può colpire i suoi avversari e mettersi dalla parte delle “vittime di Equitalia”. Lo fa rivolgendosi a Pietro Paganelli che è ricoverato in fin di vita a Napoli dopo aver tentato il suicidio. “Io posso capire quello che si prova ad essere perseguitato dalle istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini onesti. Oggi l’opinione pubblica è dalla parte dei tartassati ma io sono stato solo, abbandonato, perseguitato e considerato colpevole senza giudizio. Sono stato considerato un criminale e la cosa ha influito sulla mia vita e sulla mia carriera. Ho pensato anche io, nei momenti di massimo sconforto, ai gesti estremi specie dopo l’essere stato pressato continuamente dalla Guardia di Finanza ogni volta che mi avvicinavo all’Italia ma ho avuto la forza di resistere e voglio vincere la mia battaglia anche e soprattutto per le vittime di Equitalia”. Proprio martedì Maradona potrebbe essere a Napoli per affrontare la giustizia in una udienza del processo a suo carico. Il grande campione sostiene di aver sempre pagato le tasse secondo quanto fissato dalle regole e di non aver evaso nulla. Pur di chiudere la questione, Maradona potrebbe chiedere un patteggiamento e versare all’erario parte di quello che viene considerato ancora pendente. “Attendo giustizia. Finalmente il mondo intero ha saputo che fin dal 1994 non esiste alcuna violazione fiscale addebitabile a me. Purtroppo c’è chi si vanta ancora di avermi perseguitato ed espropriato ma io do un calcio anche a questa cartella falsa che è una brutta pagina per la democrazia italiana. Spero che le istituzioni italiane salvino i cittadini e chiedano scusa anche all’Argentina”

PAOLO LUNA

Questa è democrazia! La Procura di Nocera apre un fascicolo per colpire chi critica Napolitano!



NAPOLI – Shhhhhh! Vietato parlare. Siamo in democrazia. Ne sa qualcosa chi, negli ultimi mesi, ha avuto modo di “apprezzare” in particolar modo l’operato di Sua Eccellenza Illustrissima Onorevole Giorgio Napolitano, per gli amici Re Giorgio I Napolitano o (per via dei suoi democraticissimi trascorsi) Napolenin. Adesso siamo andati oltre e la Procura della Repubblica di Nocera è intervenuta per dire basta alle offese a Napolenin e ha aperto un fascicolo contro ignoti per “offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica Italiana”. Detto ciò si dovrebbe riesumare la pernacchia del famoso processo di Totò o il pernacchio di Eduardo al Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari, ma ci limitiamo a postare in calce a questa nota due video esplicativi piuttosto che a mettere in pratica la lezione di De Filippo per evitare di incorrere nelle fauci della giustizia che vuole impedire al paese di esporre la propria opinione. Il problema sono le critiche che da più parti vengono mosse all’operato del Presidente della Repubblica che, è bene ricordarlo, ha assecondato i desiderata di una potenza straniera (la Germania di Angela Merkel) e ha spodestato un Governo legittimato dal voto e ancora con i numeri in Parlamento (per quanto risibile fosse diventato quel Governo tra Scilipoti e Calearo!) e lo ha sostituito con un Governo di super tecnici voluto dall’Europa (egemonizzata dalla stessa Germania). Il tutto con premeditazione visto che prima di conferire l’incarico il Professor Mario Monti, Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica lo ha nominato Senatore a Vita consentendogli poi la grande buffonata di rinunciare allo stipendio di Capo del Governo (12.000 euro al mese) tanto Monti incassa quello da Senatore (da 25.000 euro al mese, mica fesso il tecnico, i conti li sa fare bene, i suoi conti ovviamente). Dopo la vittoria del Movimento 5 Stelle il compagno Napolenin ha fatto una uscita infelice che l’ha reso ancora di più oggetto di critiche e, c’è da dirlo, anche di valutazioni poco simpatiche e scurrili che, siamo d’accordo, sarebbe bene evitare. Basterebbe soltanto fare informazione e descrivere l’azione politica e istituzionale di Re Giorgio per capire. Non bisognerebbe aggiungere altro. Invece non solo in questo anomalo paese si deve aggiungere altro ma se per difendere la principale carica istituzionale dell’Italia, (quella monarchica, ehm pardon quella presidenziale) deve intervenire la magistratura vuol dire che la frutta nel piatto è finita da tempo. Allora per evitare di veder scemare il tenore internettiano degli epiteti verso Napolenin un consiglio serio. Silvio Berlusconi, uno che di insulti e offese ne ha ricevuti a iosa, era Presidente del Consiglio dei Ministri (dunque una istituzione) quando il “grillino” Pietro Ricca lo apostrofò “buffone” all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano dopo una celebre udienza del processo Sme. La magistratura disse che non era reato così come come la Cassazione sanzionò che non si configurava reato nel dare dello “squalo” ad un magistrato in quando rientranti nella sfera dell’esercizio della critica che, secondo la legge, consente toni incisivi e non invasivi della sfera morale delle persone e delle istituzioni. Benissimo. Perfetto. A Nocera abbiamo trovato gli squali impegnati a difendere i buffoni. 

ROBERTO DELLA ROCCA




Occhi aperti sulla Grecia per assistere al funerale dell'Europa



ATENE – Occhi puntati sulla Grecia dove potremmo assistere, entro la fine di giugno, ad una svolta storica. Per la prima volta toccheremo con mano e guarderemo con i nostri occhi una delle tante possibilità che si palesano davanti al fallimento dell’Unione Europea. Le elezioni greche avevano visto la vittoria delle estreme. Il rappruppamento delle sinistre radicali, Syriza, è diventato il secondo partito del paese mentre il primo, quello conservatore di Nuova democrazia non supera il 20% e i socialisti del Pasok sono sprofondati sotto il 15% (senza citare i nazisti di Alba d’Oro all’8%). Bene il Presidente della Repubblica greca Karolos Papoulias ha conferito l’incarico, a turno, ai leader dei primi tre partiti ma nessuno dei tre è stato in grado di formare un Governo. Pasok e Nuova Democrazia, da soli, non raggiungono i voti sufficienti e il leader di Syriza, Evangelios Venizelos, non ne vuole sapere di sostenere una coalizione che pone tra i suoi obiettivi principali il proseguimento dell’avventura europea della Grecia. A questo punto la palla è tornata al Presidente della Repubblica che tenterà un’ultima mediazione tra i partiti nella speranza di formare un Governo tecnico-politico anche se le possibilità sono veramente ridotte la lumicino. L’alternativa è la convocazione di nuove elezioni che si svolgerebbero ai primi di giugno. Il popolo greco sarà di fronte alla scelta di dare fiducia alla linea europeista (già punita dal voto) o insistere con le estreme. Difficile che nuove elezioni possano dirimere la complicata questione. Nel frattempo la borsa di Atene segna rosso costante mentre la Germania di Angela Merkel si è finalmente decisa a scaricare il cadavere greco. Come mai? Tra manovrine e tecnici sono trascorsi due anni dai primi allarmi sulla tenuta della Grecia. Le banche tedesche, le più esposte nei confronti della Grecia, in due anni hanno incamerato gli aiuti europei alla Grecia (che sono serviti a ripagare gli interessi sul debito) e hanno fatto investimenti più intelligenti verso altri settori. Insomma, in due anni, la Germania può prendersi il lusso di scaricare la Grecia e subito i burattini della Merkel si sono messi in azione. Il Presidente della Commissione Europea Manuel Barroso ha detto che “o la Grecia rispetta gli impegni o è fuori dall’Ue”. A questo punto l’uscita dall’Ue e dall’euro potrebbe essere il male minore. Il problema più grande è quello della disperazione delle masse. Nuove elezioni potrebbero portare ad una crescita esponenziale dei partiti restremi, nazisti compresi e, in quel caso, tutti i Balcani andrebbero in fiamme visto che nel programma di Alba d’Oro c’è l’intenzione di minare i confini della Grecia. Vedremo i risultati delle politiche di austerità e vedremo che fine farà l’Europa dei tecnici.

GAETANO FELLACO

Il Governo ha deciso: il futuro del Sud? Cchiù asili pi tutti!!!


NAPOLI – Di fronte al tracollo dei partiti che lo sostengono e all’avanzata clamorosa del Movimento 5 Stelle e delle varie anime all’opposizione del Governo dei tecnici, il Presidente del Consiglio Mario Monti si è mosso. Urgentemente ha convocato a coorte tutta la stampa per annunciare coram populo che è cominciata la Fase 2, soldi a pioggia che beneficeranno soprattutto il Sud. Fin qui l’annuncio potrebbe soltanto rendere contenti i meridionali. Poi leggi bene e ti rendi conto che il Governo non ha fatto niente di gran che. Ha cancellato 2,3 miliardi di euro di Pon (programmi operativi nazionali) e ha approvato una serie di misure. Vai a leggere le misure e ti rendi conto di una contraddizione in termini soprattutto nelle parti dove più incisiva emerge la mano assistenzialista dello Stato. Assistenzialismo che non ci piace e che, è bene chiarirlo, ha distrutto l’economia di questo paese e ne impedisce, attualmente la crescita. Dunque giù con fondi a pioggia che serviranno, udite, udite, ad aprire degli asili. Avete capito bene. La grande novità del Governo tecnico è proprio questa: l’apertura in serie di asili nido per i nuovi italiani per un totale di 850milioni. Nuovi luoghi dove i figli della lupa capitolina che avranno la fortuna di nascere al Sud, potranno trovare sollievo e ristoro, sollevando anche il carico di lavoro dei genitori moderni. Senza considerare il boom di nuove assunzioni che il Governo Monti ha preventivato. Oltre 18mila giovani tra Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sono destinati ad essere assunti come baby sitter, questo il lavoro che il nuovo millennio, quello dei burocrati e dei tecnici ha in serbo per il sud. Resta da eludere una sola domanda. Quali bambini saranno accuditi da questo esercito di bambinaie e bambinai (non sarà corretto ma la realtà è che siamo passati dai bamboccioni di Padoa Schioppa ai bambinai di Monti) visto che tutte le statistiche disegnano una natalità pari a 0? Gli italiani non fanno più figli e se non fosse per gli stranieri non ci sarebbero nemmeno quei 556mila bambini nati nel 2011 che sono sempre di meno rispetto ai 592mila morti. Già. Perché dal 1993 in Italia si muore più di quanto non si nasce. Adesso arriva Monti e ci prende in giro promettendoci di assumere i disoccupati come impiegati negli asili. Ma non solo questo il serioso governo dei tecnici ha deciso di mettere in campo per aiutare il Sud. Ci sono anche gli anziani e le badanti scarseggiano. Allora il Governo cosa ha fatto? Ha stanziato 330 milioni di euro per l’assistenza agli anziani. La decisione è stata presa da Elsa (la) Fornero, il ministro più lacrimoso (e pietoso) d’Europa che ha però svelato subito l’arcano. Tenete a bada il nonno che sulla sedia vuole esultare perché il Governo ha pensato a lui. Secondo la Fornero si tratterà di progetti sperimentali perché, non essendoci soldi per tutti, non si può assistere tutti. Ma l’esperimento servirà a ridisegnare un nuovo progetto assistenziale, per il futuro. Quando gli anziani di oggi saranno deceduti, questo, in altre parole, il grande piano della Fornero. E dopo anziani e bambini i giovani, croce e delizia del Governo tecnico. Ben 220 milioni di euro sono destinati al contrasto alla dispersione scolastica e ha favorire la riscoperta dell’apprendistato. Torneranno con grande enfasi i cococò, i cocopro e via dicendo tutte le sinistre sigle che hanno scandito la precarietà in questi ultimi anni. Solo 50 milioni per rinnovare un po’ di social card, le simpatiche tesserine azzurre frutto dell’ingegnoso piano di Tremonti. Ne avranno diritto i cittadini italiani, di età maggiore ai 65 anni, pensionati con una pensione annua di importo inferiore a 6.322,64 euro, non proprietari di immobili, automobili e patrimoni mobiliari inferiori a 15mila euro. Soldi a pioggia sempre per Campania, Calabria, Puglia e Sicilia dove arriverà un pacchetto di 900 milioni di euro destinati al sostengo delle imprese. In particolare sarà dato ossigeno al Fondo Centrale di Garanzie (che, nella maggior parte dei casi si occupa di iniettare denaro per aziende vecchie almeno di tre anni, nate con fondi statali e che sono incapaci di vivere nel mercato senza sangue fresco una volta l’anno), ci saranno soldi (quanti e quando non è dato sapere) per le aziende che vogliono esportare e per quelle che assumeranno personale. Ulteriore provvedimento che sicuramente risolverà grandi problemi è la digitalizzazione dei processi. In 23 tribunali del Sud sarà sperimentato il processo civile telematico. Vedremo come andrà questo esperimento. Al centro dell’attenzione anche la promozione turistica. Come dimenticarsi del fatto che questo sgangherato paese potrebbe vivere di turismo? Ebbene in arrivo per una ventina di siti meridionali la bellezza di 330 milioni di euro. Scommettiamo che la maggior parte servirà a stampare inutili guida turische o materiale pubblicitario presso tipografie amiche dei soliti noti politici? Proprio questo sarà il problema maggiore di questa informata di miliardi che il Governo spedisce al Sud. Il controllo della spesa sarebbe il miglior investimento possibile per salvare il Sud dai meridionali furbetti che amano più sé stessi che la loro terra. 

FAUSTO DI LORENZO

venerdì 11 maggio 2012

L'EDITORIALE/ Rassegnamoci: il vero problema sono le preferenze!

La vignetta è tratta dal sito www.vogliovivere.org


NAPOLI – E anche questa è fatta. Le elezioni amministrative sono alle spalle e, eccezion fatta per Gaeta, dove solo tra 15 giorni sapremo il destino del Sindaco uscente Antonio Raimondi (definito dai suoi sostenitori il primo sindaco meridionalista d’Italia), è già possibile delineare una analisi molto chiara che vada al di là dei numeri. I dati che mi interessano maggiormente sono quelli che riguardano il Sud dove si è votato di più e, se mi è concesso, dove si è votato peggio. Non solo le liste e i candidati meridionalisti non hanno ottenuto spazi pratici significativi ma perfino l’elemento di maggiore novità in questo momento sul panorama politico italiano, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, non ha ottenuto che percentuali basse rispetto ai successi riscossi al centro nord. Eppure il malcontento è più forte al Sud solo che al di qua del Tronto è nascosto sotto un cumulo enorme di macerie e cenere. La cenere dell’illegalità e del voto di scambio innanzitutto che mi porta a proporre un solo tema che credo, a questo punto, sia ineludibile: quello delle preferenze. Tralascio tutte le analisi che già avete potuto leggere sul nostro sito sull’affermazione del 5 Stelle e sulla crisi della politica e dello Stato e vado dritto al punto. Negli ultimi anni molti si sono scandalizzati del cosiddetto porcellum. Si sono affrettati a denunciare l’illegalità del Parlamento attualmente eletto perché, a loro avviso, non è stato scelto da nessuno se non dai Segretari dei partiti. La conclusione è stata la continua invocazione di un ritorno al sistema delle preferenze così come regolato alle elezioni amministrative. Tutto questo può essere vero, in linea teorica, e può considerarsi valido. Un sistema elettorale efficiente dovrebbe contemplare la possibilità di scegliere il proprio candidato ma vale la pena essere realisti e non fare finta di vivere nel migliore dei mondi possibili. Tutti sanno che alle elezioni amministrative, ogni singolo candidato, ben prima della chiusura delle urne sa quanti voti prenderà. Ovviamente il calcolo lo fa solo chi ha un interesse vero all’elezione e vuole controllare chi è stato fedele e chi no. Anche in vista dei “favori” da rendere. In fin dei conti è semplice. Basta sapere dove abita il tuo potenziale elettore il che equivale a sapere in che sezione vota. I candidati non si accontentano di questo. Se un candidato ha 8 persone che devono dargli il voto alla sezione 3 (esempio), come si fa a sapere chi è venuto meno dal voto? I più furbi assegnano l’ordine di scrittura del nome del candidato. Esempio pratico. Il candidato Antonio Rossi si aspetta 8 voti nella sezione 3. Gli 8 voti vengono da due famiglie diverse. Dirà ad una famiglia di scrivere solo Rossi. Dirà alla seconda famiglia di scrivere Antonio Rossi. Se gli otto voti vengono da persone diverse l’una dall’altra senza legami tra loro, potrebbe farsi votare solo Rossi oppure far scrivere sulla scheda il suo nome in diverse combinazioni come Antonio Rossi, Rossi Antonio, ROSSI (tutto maiuscolo), Rossi A., A. Rossi, ANTONIO ROSSI (sempre tutto maiuscolo) e A. ROSSI. Le varianti possibili sono ancora altre. Tanto a controllare ci sono i rappresentanti di lista, che rappresentano le esigenze delle liste e dei candidati nelle liste, mai quelle dei cittadini elettori. I meno accorti si “accontenterebbero” della prova fotografica che è sempre rischiosa e sanzionata gravemente dalla legge. I meno interessati si accontentano della parola data. La prova che sganciarsi dai poteri forti elettorali è impossibile è data proprio dai risultati elettorali di queste amministrative. I candidati sindaci indipendenti, meridionalisti e grillini nella fattispecie, hanno preso più voti della propria lista. Agostino Abbaticchio a Bitonto ha preso 307 voti contro i 134 della sua lista. Forse il candidato consigliere Mimmo Marazia (nomino lui perché lo conosco personalmente e so quanto buone sono le sue intenzioni) è da ritenersi meno fedele alla causa della lista “duo siciliana” rispetto al suo candidato sindaco? Non è così. Ma il candidato Marazia non può ottenere il massimo possibile del suo consenso perché molti suoi conoscenti sono legati a consiglieri e assessori già eletti. Persone “potenti” in grado di fare favori. Dal posto di lavoro al certificato comunale di residenza. Ogni tipo di favore ti lega ad una persona e ti impedisce, in sostanza, di esprimere un voto di coscienza. Il candidato Aldo Vella a San Giorgio a Cremano ha preso 666 voti come candidato sindaco. La sua lista ne ha ottenuti meno della metà, solo 312. Stesso discorso vale per i candidati del movimento 5 Stelle che al centro Nord hanno preso percentuali elevate, dall’otto al 20% mentre al centro Sud sono rimasti sotto la soglia del 4%, tranne a Lecce e Palermo. Senza considerare che il partito del voto di scambio neutralizza anche il partito del non voto molto più vuoto rispetto al nord. Al Sud si è votato mediamente tra l’8 e il 10% in più che nel resto della penisola e a Sud i partiti più votati sono stati Pd e Pdl in controtendenza rispetto al resto del paese. Insomma questo voto più che letto va ascoltato e il grido di questo voto è chiaro. Il Sud non riesce a liberarsi del malaffare e dal malgoverno. Non è questione di volontà è questione di possibilità. Se viene meno il sostegno del “potente” di turno pare che il mondo possa crollare. Solo eliminando la preferenza si può sperare di liberare il voto (l’alternativa sarebbe di tenere la preferenza ma di “mischiare le carte”, vale a dire portare tutte le urne elettorali in prefettura e scrutinare tutte le schede mischiando le sezioni, in modo da avere, allo scrutinio una maxi sezione comprendente tutte le sezioni rendendo così impossibile l’identificazione del voto). Solo annullando il partito del voto di scambio si può favorire anche a Sud, il cambiamento e la protesta elettorale. Si può essere delusi dalla mancanza di coraggio, ma non si può non capire che questa battaglia è fondamentale per le battaglie del futuro.

ROBERTO DELLA ROCCA

Equitalia, da Nord a Sud monta la protesta


NAPOLI – Equitalia è sotto attacco. Questa è l’impressione che si ha dalle notizie che giungono da tutta Italia. A Napoli la Rete contro Equitalia, appendice partenopea di una organizzazione nazionale contraria alle politiche vessatorie dell’Agenzia di riscossione dei tributi, aveva organizzato per questa mattina una manifestazione di protesta. Lo sconforto e l’ira hanno preso il sopravvento e centinaia di persone si sono lanciate, incuranti delle forze dell’ordine, all’assalto con sassi, bottiglie di vetro vuote, petardi e uova piene di vernice rossa a ricordare il tanto sangue che sta scorrendo in questi giorni. A scendere in strada contro il colosso delle tasse sono stati i disoccupati, i precari, i centri sociali, le reti studentesche, i sindacati di base e moltissimi cittadini stanchi della mancanza di tatto degli esattori dell’ormai ribattezzata Draquitalia. A fronteggiare i cittadini le forze dell’ordine che hanno caricato per ben 4 volte la folla come dimostrano le immagini amatoriali già disponibili dal primo pomeriggio su youtube. Alla fine della mattinata il conto dei danni è ingente tra vetrine rotte, mura sporche, cassonetti dati alle fiamme, auto danneggiate, circolazione bloccata oltre ad un manifestante ferito e due agenti contusi. Ma non è questa l’unica notizia che riguarda equitalia. A Meleganano (Milano) due ispettori dell’Agenzia sono stati assaliti da Giuseppe Neletti, imprenditore siciliano che li ha picchiati nello studio del commercialista dove avevano appuntamento per affrontare lo spiacevole tema di una cartella esattoriale da riscuotere. Intanto a Roma veniva consegnata alla sede di Equitalia una busta piena di polvere pirica ma senza innesco incapace, dunque, di esplodere. Il tutto in un periodo in cui il clima non è propriamente favorevole tra attentati e ripresa delle attività anarchiche e terroristiche in chiave anti statali. Al centro delle polemiche soprattutto la struttura Equitalia e il suo “capo” Attilio Befera, Direttore dell’Agenzia delle Entrate che sente crescere attorno a sé l’odio e il malcontento. Mentre Befera rischia di diventare il capro espiatorio e gli attacchi alla sua struttura si moltiplicano, la politica, vera colpevole dell’attuale situazione di disagio economico, fa finta di nulla e anzi ha scaricato Befera. Nessun politico se l’è sentita di spendere una parola in difesa del grigio burocrate. Anche i tecnici ci hanno pensato tre volte prima di tenere il becco chiuso ed evitare di distogliere gli sguardi dei cittadini furenti contro Equitalia. Addirittura le massime cariche dello Stato, Presidente della Repubblica in primis, che solitamente ama parlare anche solo per dare aria ai vecchi polmoni, non ha speso una parola per difendere Befera, servitore modello dello Stato, funzionario che svolge eccellentemente il suo lavoro: far pagare le tasse in modo spietato. Così come la legge italiana, voluta dal Parlamento e promulgata dal Capo dello Stato secondo le norme costituzionali, vuole.

FAUSTO DI LORENZO

mercoledì 9 maggio 2012

CULTURA2/ Il Sud alla Fiera del Libro di Torino. Ulderico Nisticò presenta la "Storia delle Italie dal 1734 al 1870"


SOVERATO - Sarà presente anche lo storico calabrese Ulderico Nisticò alla Fiera del Libro di Torino con la sua ultima opera "Storia delle Italie dal 1734 al 1870" (Città del Sole editrice). Vi segnaliamo la presentazione del volume e la biografia dell'autore dal sito della casa editrice.

red. cul.

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PRESENTAZIONE 

Tante furono le mutazioni di assetti politici di confini della nostra terra da imporre alla logica di chiamarla le Italie. Già l'Italia romana fu messa assieme da realtà composite. Perse la sua unità nel 568 d.C.; attraverso complesse vicende, conservò tuttavia una sostanziale indipendenza fino al secolo XVI; la recuperò nel XVIII; la perse sotto Napoleone, e se ne trovò diminuita anche nell'ordine della Santa Alleanza. La libertà e unità della Penisola era un problema internazionale e interno che apparve a molti di necessaria soluzione. Ne furono elaborate o sognate o tentate alcune; e non era la sola possibile nè può dirsi la migliore o buona in sé quella sabauda e centralista che infine prevalse per abili mosse e per conflittuali interessi stranieri. L'unificazione affrettata e forzata generò un'Italia grigia e inquieta e molte e varigate delusioni e orgogli e ire. Di questa storia, o piuttosto cronaca, il Meridione fu vittima, e oggi è mille volte inferiore al Settentrione che non fosse nel 1860; e ciò per colpa delle sue debolezze politiche e di ceti culturali e dirigenti, che tuttora gravano.

ULDERICO NISTICO'

Ulderico Nisticò nasce a Catanzaro Sala e vive a Soverato. Ha insegnato nei Licei. Di formazione classicistica, si cura anche di storia sia generale sia nazionale sia calabrese, e la intende come narrazione di fatti. Ha pubblicato più libri storiografici, e tra questi: "Il ritorno degli Eracliti", 1978; "La cultura della memoria", 1979;"Storia delle Calabrie", 1984; "Ascendant ad montes. La difesa passiva ed attiva della costa ionica in età bizantina", 1999; "Prontuario oscurantista", 2000; "Abele e Caino. Storie della guerra mondiale 1814-2001", 2002; "Controstorie delle Calabrie", 2009; e le edizioni critiche di Grano, Fiore, Destito, Romano, Anania, Arturo; e scritti di storia cittadina. Ha pubblicato anche opere poetiche e di narrativa, tra le quali: "Di Lalage e di Iole (Liriche)", 1975; "Sette novelle metafisiche", 1986; "Il Giulivo", 2003; "L'ospite", 2006; "Resurrexit", 2009; "Poliporto, La Leggenda di Eutimo e Caritea", 2010. Collabora a riviste, quotidiani e televisioni.

CULTURA/ Il Sud alla fiera del libro di Torino. Chiara Curione presenta "Una ricetta per la felicità"


GIOIA DEL COLLE - Chiara Curione, docente e apprezzata autrice pugliese, porterà la sua ultima creatura alla Fiera del Libro di Torino. Venerdì 11 maggio alle ore 17, presso lo stand della Regione Puglia, padiglione 3, sarà presentato il libro "Una ricetta per la felicità", edito da Besa. Il volume ripercorre una storia familiare dagli anni '20 del novecento ai giorni nostri. In attesa della presentazione vi segnaliamo la recensione pubblicata dal sito "polvereallapolvere.net".

red. cul.


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RECENSIONE


Una ricetta per la felicità della scrittrice gioiese Chiara Curione è una saga familiare che va dal ventennio fascista sino ai nostri giorni. I capitoli del romanzo si dividono tra presente e passato, e il loro anello di congiunzione è rappresentato da un vecchio diario.
Ogni capitolo del tempo passato si apre con una ricetta del diario di Lucia, nel quale appunta i suoi pensieri e gli avvenimenti della ricca famiglia pugliese in cui lavora da quando aveva dodici anni.
Lucia è una fanciulla umile, dotata di una grande intelligenza e un carattere forte, con cui riesce a imporsi a tutti, divenendo il fulcro della vita familiare; una presenza indispensabile nella casa in cui si nasconde un segreto e dove nascono amori contrastati.
Ma il diario di Lucia è anche un ricettario, e ogni ricetta è legata a un avvenimento significativo. Qui l’arte culinaria non è fine a sé stessa, ma diventa espressione di sentimenti, creatività e passioni.
Nella storia presente si narrano, invece, le vicissitudini di Vera, che trova il vecchio diario e lo sfoglia incuriosita dagli appunti della nonna di cui scopre aspetti sconosciuti e segreti di famiglia.
Vera è un insegnante di lettere, che lascia il suo posto precario al Nord e si trasferisce con il marito e i figli in Puglia. Qui comincia una vita ben diversa da quella che aveva immaginato, ristrutturando la casa nel paese in cui aveva vissuto la nonna.
Così la narrazione procede nell’alternarsi di capitoli di storia passata con gli anni del Fascismo, della guerra, e della difficile ripresa economica, a quelli del tempo presente.
Questo romanzo è riuscito a conquistarmi pagina dopo pagina: ricco, pieno, colorato, gonfio di immagini e di emozioni. Mi ha toccato così profondamente da commuovermi.
Sin dalle prime pagine, la lettura scorre rapida e sinuosa come l'olio tra le mani. Non ci si stanca mai di voltare pagina, il romanzo scivola via in qualche ora e lascia l'eco di un racconto, di una storia...
Il tempo si ferma, e ci si ritrova a percorrere le stesse strade dei personaggi, condividendo i loro sentimenti, inquietudini e passioni.
La scrittura della Curione fluisce armoniosa librando i pensieri, e l’immediatezza dei colori sciolti nella parola caratterizza questo romanzo rendendolo davvero speciale. Sono riuscita a sentire il profumo di spezie che emana dai muri della vecchia casa, a vedere i quadri polverosi accogliermi al suo interno sorridenti...
La scioltezza e la genuinità della penna della Curione sono una meravigliosa scoperta. L’autrice possiede la straordinaria capacità di dare un colore ai pensieri.
Una ricetta per la felicità è una storia romantica, di amore, fedeltà e sacrificio, incarnata da due protagoniste, capaci di suscitare emozioni e solidarietà profonde.
Il coraggio e la voglia di non arrendersi sono le qualità che le accomunano.
L'amore, protagonista indiscusso del romanzo, guida le loro azioni.
«Chi ha coraggio prima o poi viene premiato dalla vita», scrive la Curione. 
Lucia e Vera sono due donne che affrontano una realtà convenzionale, ingannevole e quasi sempre ostile; creature caparbie e determinate che resistono, inflessibilmente, e riescono superare ogni contrasto e a migliorare le proprie esistenze.
«Per la nonna il cibo non serviva solo per nutrirsi, ma anche per ricordare i fatti più importanti della sua vita e soprattutto per unire la famiglia. Questo diario mi è capitato tra le mani nel momento più complicato della mia esistenza e la filosofia di vita di Lucia mi ha aiutato nelle scelte e forse a capire che in fondo mi sarebbe bastato poco per trovare la felicità», afferma Vera.
Concludo prendendo in prestito una frase dell’autore francese Andrè Maurois che sembra calzare a pennello con quanto scritto finora: «I bei libri non lasciano mai il lettore tale e quale egli era prima di conoscerli, ma lo rendono migliore».

La crisi dei partiti. L'Istituto Cattaneo conferma la sconfitta del sistema


NAPOLI - L'Istituto Cattaneo di Bologna si occupa di racogliere ed analizzare i dati elettorali a seguito degli appuntamenti elettorali. Ogni analisi politica dettagliata non può prescindere dal lavoro del Cattaneo e degli altri istituti di ricerca politica. I numeri parlano anche a chi di numeri non se ne intende. E questa volta i numeri sono impietosi. Immediatamente dopo il risultato elettorale i leader e i rappresentanti politici degli schieramenti sono corsi in televisione a sostenere che forse, tutto sommato, a ben vedere, ragionando, lo scontro elettorale non è stata proprio una sconfitta, un terremoto. I boom non si sono sentiti. Ma i numero, è bene ripeterlo, parlano chiaro. Per il Popolo delle Libertà si era già parlato di tracollo, confermato dai numeri dell'Istituto Cattaneo. Il partito di Berlusconi perde 175.000 voti e il 44,8% del suo elettorato. La vittoria di Flavio Tosi a Verona ha fatto cantare vittoria a Maroni e ai leghisti ma il partito che era costruito a immagine e somiglianza di Umberto Bossi, ha lasciato per strada 145.000 voti, il 67% del suo elettorato, un risultato ben più grave di quello del Pdl. Ma dove sono andati gli elettori di centrodestra? L'analisi dei flussi elettorali nelle prossime settimane saprà indicare meglio le direzioni del voto in uscita ma è già confermato che la gran parte degli elettori del centro destra ha semplicemente preferito rimanere a casa. Non è un caso che l'astensione sia stata più alta al nord, in particolare nord - ovest, che al centro e al Sud, proprio nei comuni dove la Lega e il Pdl sono stati maggiormente puniti. Una buona parte dei voti leghisti, vale questo elemento soprattutto per le regioni cosiddette rosse, sono confluiti nelle casse del Movimento 5 Stelle come dimostra la lezione di Parma che al ballottaggio vede proprio la sfida tra centrosinistra e 5 Stelle. Una realtà, in molti casi nascosti dai risultati dei candidati sindaci. Le percentuali possono infatti essere fuorvianti. Il 47% raggiunto da Leoluca Orlando a Palermo è stato spacciato come una grande affermazione per il suo partito. In realtà l'Italia dei Valori ha perso per strada 55.000 voti, il 58% dei suoi elettori, e altrettanto grave è stata l'emorragia del Partito Democratico che si è affrettato, dal Segretario Pierluigi Bersani in giù, a prospettare l'inesauribile vittoria del centrosinistra mentre il suo partito perde 91.000 voti (pari al 33% in meno dell'elettorato). Sottotono Nichi Vendola che ha ben compreso di aver perso 12.000 voti, niente rispetto agli altri partiti ma un fondamentale 16% di elettori. Ovviamente anche in questo caso l'analisi dei flussi potrà dirci che fine hanno fatto questi 160.000 voti finiti, in parte nell'astensione e in parte al 5 Stelle che, non a caso, è l'unico che avanza, e di molto, verso l'Olimpo elettorale. Con un incremento di 200.000 voti arriva all'8,4% dei voti anche se gli avversari contestano la presenza del 5 Stelle solo in un centinaio degli oltre 900 in cui si è votato. Discorso a parte merita l'Udc, che è rimasta completamente bloccata nella palude del Terzo Polo, formazione politica inesistente che a queste amministrative ha dimostrato tutta la sua inconsistenza. L'Udc ha scelto di non scegliere, di sperimentare, e si è presentato in ordine sparso, con il Pdl e la Lega a Gorizia (dove vince) con l'Mpa a L'Aquila, dove va al ballottaggio, con il Pd a Taranto dove va al ballottaggio, con il Pdl a Lecce dove vince al primo turno, con Fli e Api a Genova dove conquista il ballottaggio ma è insidiato dal 5 Stelle. A una prima letture pare che la scelta di andare con tutti sia stata coronata da successo. I numeri indicano una realtà diversa. L'Udc quando si presenta da solo guadagna uno striminzito 0,4% mentre quando si presenta in alleanza con altre formazioni politiche (di destra e sinistra), perde, mediamente, lo 0,2%. Una stasi che ha fatto dire a Casini che il terzo polo "non è più una novità politica". Forse sarebbe stato meglio dire che il terzo polo non è più. Punto.

PAOLO LUNA