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domenica 8 luglio 2012

L'EDITORIALE/ Monti mani di forbice rasa a 0 (l'elettorato di) Bersani


NAPOLI – L’autunno sarà caldo, più caldo dell’estate di Caronte, Minosse e Lucifero messi insieme. A volerlo è il Governo guidato da Mario Monti che avrebbe potuto fare una scelta chiara, di rottura, e scontentare quei poteri forti che sono la vera causa della grande crisi che ci sta affliggendo da almeno 5 anni. Invece Monti mani di forbice ha scelto di non scontentare i grandi potentati dell’economia e della finanza ma anche della cultura nazionale scegliendo di colpire, e forte, sui cittadini, come sempre ha fatto negli ultimi 7 mesi. Parliamoci chiaro, a scanso di equivoci, il decreto approvato dal Governo contiene alcuni elementi positivi (come il taglio al 50% delle auto blu) ma per la maggior parte dei contenuti è soltanto una straordinaria presa in giro. L’ennesima perpetuata alla faccia dei cittadini che, secondo il Corriere della Sera, per il 70% sono contenti dei provvedimenti adottati. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire ma mi rifiuto di credere che chi abita in questa penisola sia davvero così cieco da non vedere e preferisco pensare ad un colpo di sole del sondaggista. Al di là del consenso le prese in giro sono troppo macroscopiche per tacere. Non vengono toccati i privilegi della politica. Non si è speso mezzo rigo sul finanziamento pubblico ai partiti nonostante le truffe che da 40 anni si mettono a segno ai danni degli elettori e dei cittadini. Non si sono colpiti gli sprechi nelle università e quelli della sanità preferendo non toccare i baronati universitari e lasciando alle Regioni il compito di decidere sulla seconda materia. E proprio questa decisione costituisce, assieme ai provvedimenti sulla giustizia e a quelli adottati per il settore militare, la più grande presa in giro possibile. Le Regioni sono la fonte di ogni spreco di questa repubblica. Basta guardare il grafico del debito per capirlo. A partire dal 1970, anno di istituzione delle Regioni, la spesa pubblica è lievitata fino agli aumenti degli ultimi decenni a seguito del rafforzamento dei poteri delle amministrazioni locali a danno dello stato. Al becero centralismo storicamente attribuibile alla concezione franco – piemontese dello Stato, si è sostituito un federalismo dei ricorsi e della confusione consacrato con la riforma del titolo V adottata nel 2000 dal centrosinistra di Giuliano Amato alla ricerca disperata del consenso “leghista”. Le Regioni, oggi come oggi, sono il vero cancro della spesa pubblica, organi auto referenziati e potenti che non toccheranno mai la sanità, fonte di sprechi e di disservizi, di tangenti e clientele, al Nord come al Sud. Per quanto riguarda la giustizia è macroscopica la bestialità voluta da Monti e dalla Severino. Hanno tagliato 37 tribunali “minori” come Lamezia Terme che è impegnato in prima fila nella lotta alle n’drine infischiandosene di garantire la giustizia soprattutto al Sud provocando la durissima reazione dei vescovi Calabresi, gli unici che hanno avuto il coraggio di denunciare mentre la politica calabrese è rimasta in silenzio. E mentre si nega la giustizia in nome del risparmio il Ministro Severino ha arruolato due nuovi Sottosegretari con relative spese aggiunte, alla faccia degli sprechi. Ultimo “giro di vite” Monti mani di forbice lo ha fatto sulla difesa. Anche qui una pura e semplice presa in giro. Si loda il risparmio di 110 milioni di euro (100 milioni di armamenti e 10 alle missioni militari) che rischia di far trovare senza mezzi adeguati i soldati italiani impegnati all’estero ma si conferma l’acquisto di 93 bombardieri F -35 a decollo verticale che serviranno a riempire il ponte di volo della portaerei Cavour. Il tutto per la modica cifra di 12 miliardi di euro. La tanto attesa spending review si è rivelato il solito clistere ma i danni collaterali del provvedimento montiano potrebbero essere enormi. Ad essere colpiti per la prima volta, in modo durissimo, sono i dipendenti statali a cui non viene più riconosciuto lo status privilegiato assegnatogli da 70 anni di politiche stataliste. Nel 2012 si ritrovano senza un posto e uno stipendio da considerare fisso. La mobilità del settore pubblico diventa realtà, nel peggiore momento possibile. Monti mani di forbice con questo decreto rapa a zero Bersani e il Partito Democratico che riceveva numerosi consensi proprio dal settore dei lavoratori pubblici. C’ è da scommetterci che l’autunno sarà caldo tra proteste, scioperi e, soprattutto, dalle incertezze politiche del Pd che potrebbero mettere a rischio gli ultimi mesi di una legislatura da dimenticare.

ROBERTO DELLA ROCCA

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