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giovedì 26 luglio 2012

America's Cup, dopo l'apertura delle indagini Insorgenza Civile esulta



NAPOLI – Doppia preoccupazione per De Magistris e Caldoro, così come doppia l’inchiesta aperta per la regata internazionale dell’America’s cup, tenutasi lo scorso aprile nel capoluogo campano.  La manifestazione ha lasciato dietro di sé un’ondata di entusiasmi ed emozionanti ricordi, ma non è riuscita a scansare la corrente inarrestabile di polemiche e denunce su presunte irregolarità nelle spese e nella violazione di leggi urbanistiche che l’avrebbero interessata. Gare d’appalto, controlli sui fondi europei erogati per la regata sono stati i temi denunciati da diversi esposti rilasciati agli uffici giudiziari da anonimi cittadini ed associazioni. Già negli scorsi giorni si sarebbe proceduto alla requisizione di dati e documenti da palazzo san Giacomo, dagli uffici della Regione e dell’Acn, società di scopo “America’s cup Napoli”, fondata da Paolo Graziano, presidente dell'Unione Industriali campani, e Regione Campania, Comune e provincia di Napoli, per aggiudicarsi i diritti nell’ambito delle preselezioni della regata. Le inchieste investono due ambiti. La prima, supervisionata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, è relativa a presunti illeciti sulla tutela dei beni ambientali circa la risistemazione del lungomare Caracciolo, per l’inserimento dei due baffi di scogliera immessi proprio in vista della gara, e la pavimentazione di corso Vittorio Emanuele. La seconda inchiesta riguarda reati di pubblica amministrazione ed è coordinata dal procuratore Francesco Greco. Quest’ultimo fascicolo mira ad accertare illeciti sulla gestione e lo sblocco dei 22 milioni di fondi europei rilasciati dalla Regione. Diversi esposti sono stati presentati anche da svariate associazioni, come l’Alpi, Associazione lotta alle piccole illegalità, la quale ha attaccato i 10 milioni versati per i diritti sulla manifestazione rispetto a quanto rilasciato dalle altre città, senza risparmiare i fondi e la loro cattiva gestione. Non è stato da meno il movimento di Insorgenza Civile, il quale ha sviluppato, ancor prima dell’evento, un dossier dal titolo “America’s Pacc” circa i punti deboli dell’organizzazione e i mancati guadagni. Problemi presentati sottoforma di quesiti tecnici e politici, a partire dall’atto fondativo dell’Acn fino alla visura Camerale di Jumbo Grandi Eventi, la società che ha avuto in appalto gli interventi cittadini. Anche qui vengono poste domande circa i fondi Fesr europei, quei famosi 22 milioni di euro erogati per l’evento e che non avrebbero portato i benefici promessi. Non sono stati utilizzati nell’ambito della spesa pubblica in materia di occupazioni durevoli, istruzione e salute. Contestati anche i meriti riconosciuti all’evento che non avrebbe portato, come sperato, quell’ondata di sollevamento economico per i numerosi commercianti. Vuoti gli alberghi, come inopportuni quegli stand che avrebbero pubblicizzato solo una parte dei prodotti tipici campani, e altrettanto strane le ripartizioni tra le istituzioni delle spese circa l’acquisizione di diritti miranti ad ospitare l’evento. Incongruenze sulla delibera regionale in cui si stanzia il finanziamento prima del perfezionamento della destinazione dei fondi stessi. “Non capiamo perché la magistratura  debba intervenire a risanare i danni fatti a spese dei cittadini. – dichiara Nando Dicè, presidente del movimento “Insorgenza civile” – Se la magistratura è un ordine di controllo ci aspettavamo che il nostro dossier fosse preso in considerazione già prima”. Non sembra di certo soddisfatto dell’apertura delle due inchieste, forse amareggiato del sistema di giustizia italiano che stenta ad essere operativo da subito. Rabbia e dissapori su quei fondi che sicuramente avrebbero potuto risanare vuoti consistenti nella gestione sociale: “Non possiamo permetterci di buttare dalla finestra fondi che sarebbero serviti per l’occupazione, la salute, l’istruzione, cioè tutto ciò che è spesa pubblica, soprattutto di fronte agli ultimi provvedimenti e tagli presi da Monti”. Riguardo le aspettative delle inchieste, continua Dicè: “Gli insorgenti hanno scarsa fiducia. Non ci aspettiamo nulla, perché se la magistratura costituisce un organo di giustizia, ci aspettavamo di vedere in galera Bassolino per almeno due giorni. È il solito gioco italiano, si crea il danno, si fanno commissioni d’inchiesta ma alla fine i colpevoli non pagano mai. Le due inchieste individuano i problemi, ma i colpevoli non pagheranno”. L’amarezza resta, come anche la sfiducia che contraddistingue l’italiano, preso dal rancore e dal rammarico che il sistema politico ed istituzionale sia messo sotto inchiesta sempre troppo tardi.

FRANCESCA CAMPAGNIOLO

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