Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

martedì 17 aprile 2012

Biblioteca dei Girolamini, il Direttore "messo in croce" dalla gauche caviar

Una suggestiva immagine della Biblioteca dei Girolamini

NAPOLI – Gli appelli degli intellettuali, in genere, non ci piacciono, soprattutto quando i cosiddetti intellettuali si ergono a giudici supremi di Cassazione condannano uomini e situazioni senza processo e senza una chiara cognizione delle problematiche reali. L’ultimo caso riguarda quello della Biblioteca dei Girolamini, prestigiosa e storica istituzione culturale della città di Napoli, custode di migliaia di volumi che ormai sono introvabili e che costituiscono il Dna di questa capitale. A cura della biblioteca il Ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, ha nominato il professor Massimo Marino De Caro, nome che è stato proposto dalla congregazione degli oratoriani che, guidata dal Reverendo Don Sandro Marsano, gestisce il complesso storico e monumentale che annovera oltre alla Cappella dell’Assunta e alla preziosa e adiacente chiesa, una corposa collezione di quadri d’autore e la storica biblioteca da 150.000 volumi. Oggetto della contesa la nomina a direttore della Biblioteca offerta dal Ministro Ornaghi a De Caro. Nomina che ha suscitato la solita levata di scudi da parte di certi intellettuali, i quali, invece di pensare a come migliorare la decadente cultura italiota (in particolare quella partenopea, quanto mai fatiscente) si preoccupano di attaccare il Ministro, l’incaricato Direttore della Biblioteca e gli oratoriano. Qual è la colpa massima di Massimo De Caro? Quali sono le colpe degli oratoriani di Napoli? Andiamo con ordine. 


Ad attaccare pesantemente gli esponenti dell’istituzione partenopea sono stati, tra i primi, Dario Fo e Franca Rame che hanno sottoscritto un appello cui successivamente hanno aderito, una serie di ben pensanti e ben scriventi: Francesco Caglioti, Gerardo Marotta, Nicola Capone, Mirella Barracco, Augusto de Luzenberger, Cesare de Seta, Andrea Graziosi, Alberto Lucarelli, Paolo Macry, Paolo Maddalena, Giulio Pane, Salvatore Settis, Giuliano Amato, Remo Bodei, Giulietto Chiesa, Marcello De Cecco, Ennio Di Nolfo, Carlo Ginzburg, Tullio Gregory, Gioacchino Lanza Tomasi, Gian Giacomo Migone, Alessandra Mottola Molfino, Lamberto Maffei, Dacia Maraini, Stefano Parise, Adriano Prosperi, Stefano Rodotà, Raffaele Romanelli, Oliviero Toscani, Gianni Vattimo, Rosario Villari, Giuliano Volpe, Gustavo Zagrebelsky, Francesco Aceto, Giovanni Agosti, Alessandro Ballarin, Guido Bastianini, Nicola Bonacasa, Piero Boitani, Lina Bolzoni, Sara Bonechi, Evelina Borea, Edda Bresciani, Luigi Capogrossi Colognesi, Umberto Carpi, Costanzo Di Girolamo, Bruno Figliuolo, Maria Pia Guermandi, Girolamo Imbruglia, Adriano La Regina, Donata Levi, Daniela Manetti, Marilena Maniaci, Marcella Marmo, Daniele Menozzi, Massimo Miglio, Nicolò Mineo, Tomaso Montanari, Salvatore Silvano Nigro, Matteo Palumbo, Antonio Pinelli, Filippo Maria Pontani, Gabriella Prisco, Amedeo Quondam, Anna Maria Rao, Andreina Ricci, Francesca Rigotti, Fiorella Sricchia Santoro, Alfredo Stussi, Mario Torelli, Edoardo Tortarolo, Carlo Vecce, Giovanni Vitolo e Fausto Zevi

Gustavo Zagrebelsky

L’appello sottoscritto definisce la vicenda della Biblioteca dei Girolamini un affare “stranissimo e increscioso” anche se di strano e increscioso sono i termini utilizzati dagli intellettuali. Questi signori della gauche caviar parlano di Marino Massimo De Caro, che per motivi di chiarezza precisiamo non c’entri nulla con il Giornale del Sud, quasi come di un analfabeta della materia. Affermano, Lorsignori, che De Caro “non ha i benché minimi titoli scientifici e la benché minima competenza professionale per onorare quel ruolo”. Eppure il curriculum pubblico del Mistero dei Beni Culturali racconta una realtà diversa. De Caro non appare come un uomo di cultura allo stato puro come i vari Fo, Rame e via dicendo, ma come una persona normale che ha fatto anche politica. Accanto a questa attività che lo ha visto eletto consigliere comunale ad Orvieto, De Caro è stato responsabile per le Relazioni Pubbliche dell’Inpdap (Nord Est), rappresentante per l’Italia di aziende impegnate nel campo delle rinnovabili come la Turbogenset e la Avelar Energy, è Professore di Economia degli Investimenti in Arte presso il Master Stedal dell’Università di Verona, Professore di Storia della Scienza presso l’Università Abierta di Buenos Aires, e accanto a queste attività, di tutto rispetto, è un noto bibliofilo e mercante di antiquariato librario. E’ stato anche oggetto d’interesse per l’Arma dei Carabinieri il professor De Caro che era sospettato di aver ricettato un prezioso incunabolo del 1499 sottratto ad una biblioteca di Milano. L’indagine finì in un buco nell’acqua. L’incunabolo non venne mai trovato e De Caro venne prosciolto da ogni accusa. Ma Lor Signori non si accontentano e davanti al bivio tra innocenza e colpevolezza propendono per la seconda delle ipotesi. De Caro, per loro, è stato un ladro più furbo dei Carabinieri e ha nascosto il maltolto. Detto questo è opportuno farsi qualche domanda anche sugli oratoriani che gestiscono il Complesso Monumentale. 

Don Sandro Marsano durante una celebrazione

A capo del gruppo vi è il ligure Alessandro Marsano che nel 2008 è arrivato a Napoli e si è subito distinto per il suo attivismo ai vertici della struttura. Praticamente abbandonato a se stesso da decenni, i Girolamini sono tornati, in pochissimo tempo, a risplendere nel panorama culturale della città di Napoli. A lui e a pochi altri suoi collaboratori si deve la rinascita del Complesso. Arte, incontri letterari, visite guidate, concerti, convegni, celebrazioni eucaristiche sempre più solenni e frequenti hanno animato e animeranno ancora le strutture che si trovano proprio di fronte al Duomo di Napoli. Tutto attivismo può aver dato fastidio, certo. Ma ancor di più, probabilmente, a disturbare le delicate interiora dei signori intellettuali sono state le posizioni politiche di De Caro e quelle religiose di Don Sandro. Massimo De Caro è colpevole, davanti alla trojka rivoluzionaria intellettualoide, di essere, udite, udite, amico di Marcello Dell’Utri, fedelissimo del Cavaliere Nero di Arcore e noto ai più per le sue relazioni torbide con la mafia siciliana (il tutto ancora completamente da dimostrare dopo la sentenza del processo di appello che ha parlato chiaramente di indagine condotta con metodi assurdi!!!). Quanto a Don Sandro, non avranno gradito i radical chic (una piccola dose di progressismo ecclesiale ci vuole sempre!), la sua militanza a favore della liturgia romana tradizionale, la valorizzazione dei principii della dottrina sociale della chiesa proprio cari alla Tradizione Cattolica e, last but not least, le molteplici prese di posizione politicamente scorrette a favore dei principi non negoziabili su vita, famiglia e libertà educativa. Tutto questo è valso a De Caro e Don Sandro la scomunica laica latae sententiae, cosa che non li preoccupa minimamente. Più grave è l’aver creato un vero e proprio caso mediatico sulla vicenda. De Caro è nella disponibilità di personale del Ministero dei Beni Culturali e può ricoprire il ruolo che Ornaghi, ascoltando il parere dei custodi, fruitori e animatori delle strutture, gli ha destinato. Il caso per ora è esploso e la stampa si è scatenata mettendo sul piatto della bilancia del giudizio la scomparsa di 1500 volumi che sarebbero spariti dalla Biblioteca. I detrattori di De Caro avanzano il sospetto che possa essere lo stesso Direttore l’autore del furto in modo da foraggiare il suo privato commercio. Don Sandro Marsano (che ha denunciato furti precedenti il 2007) e lo stesso De Caro hanno respinto le accuse e convocato una conferenza stampa  che si svolgerà giovedì alle ore 11.00 nel complesso dei Girolamini che sarà visitabile per l’occasione dalle 9.30 alle 19.30, a disposizione del popolo napoletano affinché possa rendersi conto direttamente della situazione. Di questo vi daremo conto a conferenza avvenuta, in attesa di nuovi sviluppi della vicenda che seguiremo con molta attenzione.

FAUSTO DI LORENZO


1 commento:

  1. Forse è ora di aggiornare questo post. E anche di controllare le fonti prima di scrivere.

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