Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

lunedì 3 ottobre 2011

Rapporto Svimez/ Sud ancora indietro, avanti con l'agricoltura e le rinnovabili




Con questo articolo di analisi sui dati comunicati dalla Svimez comincia la sua collaborazione con "il Giornale del Sud" la dott.ssa Dafne Duval. Nata a Napoli, vive a Milano dove si è trasferita per motivi di studio. Laureatasi nel 2010 alla Bocconi in Economia e Managment per Arte, Cultura e Comunicazioni, nello stesso anno ha conseguito presso la London College of Fashion un Postgrad Cert in Fashion Buying and Merchandising. Attualmente sta conseguendo una specializzazione presso la Libera Università di Lingue e Comunicazioni (IULM) in Marketing, consumi e distribuzione commerciale. A lei i migliori auguri di benvenuta nella redazione de "il Giornale del Sud".


MILANO - Secondo il rapporto dell’associazione per lo sviluppo dell’economia del mezzogiorno Svimez, discusso a Roma il 27 settembre 2011 , l’ Italia sarebbe ancora alle prese con i postumi della crisi economica. In un quadro mondiale tendenzialmente in ripresa, nel 2010 il Pil italiano ha registrato un incremento dell’1,3%, solo di poco inferiore al corrispondente francese (+1,5%). Nell’ambito di tale situazione il Sud risulta essere in notevole recupero rispetto al 2009: si è passati infatti dalla crescita negativa del -4,5% allo +0,2%. Nonostante il divario storico costante in termini di sviluppo tra le aree del Nord e del Sud (si registrano tassi rispettivamente dell+1,7% contro il + 0,2%), è da segnalare la ripresa evidente dell’Abruzzo (+2,3%) grazie all’impulso fornito dall’industria e dai servizi, nonché quelli derivati dall’intensa fase di ricostruzione peraltro ancora non entrata nel pieno dell’attività prevista. Le Due Sicilie si dimostrano forti nel settore primario: il valore aggiunto aggregato di silvicoltura, agricoltura e pesca cresce a ritmi doppi rispetto a quelli del settentrione dimostrando, ancora una volta, come la terra sia, assieme al turismo, l’elemento su cui puntare per giungere ad una effettiva rinascita del Sud. Positiva anche la produttività dei business vitivinicoli ed olivicoli, nonché quella delle colture legnose, che al nord risulta del tutto stagnante. 

Lo stabilimento Fiat di San Nicola di Melfi

Sofferente resta il settore secondario inficiato dalle politiche suicide di certe aziende (La Fiat a Termini Imerese, San Nicola di Melfi, Pomigliano d’Arco, Fincantieri a Castellammare di Stabia e Alenia ad Acerra, solo per ricordare gli ultimi urgenti casi di emergenza lavoro). Permangono livelli produttivi, occupazionali ed investimenti da de-industrializzazione. Una vera e propria politica di spoliazione cominciata 150 anni fa che vede come ultima causa di tale situazione la cessazione, avvenuta nel 2009, degli incentivi erogati al comparto suddetto. 

Tiepida la ripresa complessiva nei servizi e nel terziario, nonostante siano positivi i dati riguardanti il commercio nonché comunicazioni e trasporti segno che il ruolo geostrategico del Sud (al centro del Mediterraneo) è un vantaggio e che se fosse sfruttato a dovere potrebbe contribuire a garantire nuove opportunità di sviluppo. Con riguardo a questi ultimi, la Svimez sottolinea un buon livello di infrastrutturazione territoriale complessivo (rete stradale, autostradale, strade ferrate elettrificate, porti marittimi e scali aerei) ma denuncia la mancata valorizzazione, elemento che costituisce uno dei fattori per lo sviluppo ed il rilancio logistico-distributivo del meridione nell’ambito di un’economia mediterranea internazionale. Criticità ed ostacolo alla realizzazione di tale possibilità risiederebbe nella mancanza di integrazione tra i numerosi poli esistenti e che sarebbe da superare attraverso la creazione di collegamenti intermodali strategici adeguati. 


Il meridione è virtuoso nel campo energetico: contrariamente ad un profilo nazionale fortemente dipendente dall’import di combustibili fossili, esso produce più energia di quanta ne consuma (in testa Puglia e Calabria). La quota di energia rinnovabile prodotta nel mezzogiorno a partire da fonti solari, eoliche, biomasse e biogas ammonta al 64% del totale nazionale; da sottolineare che essa salga al 98% se si prende in considerazione la sola energia eolica. Importante evidenziare come l’investimento in tali settori sia necessario non solo per incrementare l’indipendenza energetica del nostro paese, ma anche per sbloccare il mercato dell’occupazione: si stima che al 2020 verranno creati 67mila posti di lavoro nell’eolico, di cui 47mila solo al sud. Ulteriore punto di forza nel campo delle “green energies” sarebbero le risorse geotermiche, ancora non del tutto sfruttate, e che abbonderebbero in un’enorme area “off shore” che si estende lungo le coste coste Tirreniche dalla Campania alle Isole Eolie. 

Aree particolari, queste ultime, anche nel campo del turismo: nonostante le flessioni negative dovute all’emergenza dei rifiuti a Napoli (2008), “la Campania rimane la regione leader del turismo meridionale”, seguita da Puglia e Calabria. La Svimez sottolinea l’importanza di questo comparto suggerendo “l’elaborazione di una strategia unitaria che faccia riferimento al Sud nella sua dimensione di macro-area e non solo a singole Regioni […] al fine di “concepire e progettare politiche comuni che possano promuovere e sostenere l’espansione della domanda[…]”. In sostanza si propone tra le righe, da un lato, di ripensare il sistema regionale (anche alla luce delle enormi inefficienze da esse manifestate) e, dall’altro, a ritornare a considerare il Sud non come una terra da sfruttare popolata da entità culturali distinte bensì come una macro area unitaria (leggasi Due Sicilie) dalle molteplici possibilità di sviluppo. 

Anche stavolta il potenziamento infrastrutturale sostenibile rimane, secondo la Svimez, l’unica risposta valida per il rilancio; in primis al fine di stimolare la promozione turistica di tutta l’area meridionale, e, ragione ancora più importante, per imprimere un consistente impulso alla sua complessa economia.

Dafne Duval

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